Le crisi cicliche sono, però, delle altrettanto incontrovertibili oasi di opportunità.
Prove dell'esistenza del miracolo.
Il miracolo della rinascita dell'efficienza.
Quell'efficienza che illumina d'immenso le dinamiche produttive, lasciate finalmente libere dalle briglie della regolamentazione normativa di matrice "costituzionale".
Oasi feconde di sperimentazione, implementazione e puntellamento di sterminate (o sterminanti?) strategie sociali.
E' stucchevole continuare a disquisire su... responsabilità, sostenibilità, fiducia.
E' stucchevole poiché tali elementi non son parte di una maturata valutazione asettica ed oggettiva, piuttosto risultanti attentamente individuate di interessi ormai "storici" e "consolidati".
Non che sia un male di per se che vi sia o vi siano... un interesse o degli e diversi interessi... diversamente solidali o conflittualmente antagonisti.
La questione di fondo non giace certo nella possibilità o volontà di "confronto" e discussione ma rimane, ahi noi, spesso ancorata alla vituperata quanto accomodante nemesi... dell'assunzione od allontanamento dalle proprie responsabilità.
Un'accorta quanto vigile sorveglianza dell'indole umana sui meccanismi di deresponsabilizzazione.
Una sorta di studiata od istintiva "protesi"che emerge nelle dinamiche relazionali ove i rapporti umani vengono improntati ed inevitabilmente indirizzati sui binari dell'in-colpevolezza del pensiero e di conseguenza dell'agire "personale", affinché ciò che che si esige dall'altro possa essere finalmente preteso in nome di una delega in bianco firmata in suo favore, scaricando inequivocabilmente su di esso ogni onere, obbligo ed impegno da tal protesi derivante.
Oneri, obblighi ed impegni che non prevedono riconoscimenti di merito ma solo note di biasimo, poiché quella delega in bianco sottoscritta presuppone per il firmatario non una ma la "pretesa": l'attesa, la risoluzione e la rimozione di ogni ostacolo o difficoltà per le quali il committente esige dall'esecutore un risultato professionale, immediato e vantaggioso... ad opera D'ARTE...
Senza essere neanche minimamente sfiorati dal dubbio o dalla necessità di dover (magari un giorno) "spendere" o "scontare" una possibile o probabile "cambiale" in banca!
Senza troppe e sofisticate enfasi, senza eccessivi vincoli, condizionamenti e legami e senza ulteriori costi... di alcuna natura... costoro, presunti e solerti vittime del sistema, emettono grida di scandalo contro fantomatici "LORO" e la di loro soverchia.
E pretendono giustizia!
Un "LORO" indistinguibile ed onnicomprensivo!
In quell'insieme si racchiude, infatti, tutto il "manifesto" e la "manifestazione" del potere, del privilegio, dell'invidia di non esserne parte. Non tanto la sincerità d'animo nella denuncia di un sopruso.
Il cardine dello scandalo di cui, coscientemente od incoscientemente, qui si parla non è difatti il sopruso ma il privilegio mancato!
Che la giustizia bruci gli uni per sostituirli con altri e non che redima i primi affinché possano essere o ritrovare un virtuosismo forse perduto. Un virtuosismo come quello degli "ultimi", degli "inutili", degli "anonimi", degli "innocenti" ed "invisibili" ... ossia quei tal altri a cui sperabilmente ci si dovrebbe più concretamente ispirare!
E ciò perché ...tutto quanto originariamente avrebbe dovuto far capo proprio a noi... si pretende sia o fosse da sempre in capo a qualcun altro!
Dalla notte dei tempi... si è portati a ragionare come "INDIVIDUATORI" di colpevoli!
Individuare un colpevole è estremamente più semplice che assumersi la doverosa responsabilità sul proprio essere.
In quest'ottica tutto, allora, diviene conseguenziale: nel focalizzare l'obiettivo, nel puntare il dito, nell'acclamare al criminale!
Si è spesso, d'altronde, portati a ragionare sul fatto che il termine "disfunzionale" delle nostre vicissitudini sia sempre il prossimo... l'unto o meglio l'untore, che peste lo colga o lo abbia giustamente colto!
Poiché sì nefasta ipotesi spetta solo a colui che abbia osato acquisire anzi usurpare... "grazie" e "benefici" che ad altri (ossia a me medesimo) spettavano.
E che la piaga su di LORO sappia imporsi incondizionatamente, infliggendosi con biasimo e dolore ed inflessibile giustizia divina.
Ma chi siamo Tutti noi per pretendere Tutto questo ?!?
Quale interesse stiamo tutt'ora servendo ?!?
Dio O Mammona ?!?
La sostanza non cambia gli avvenimenti semmai potrà farlo la propria e personale presa di coscienza.
Veniamo pertanto al nucleo e fondamento di questo intervento:
Un buon piano di stabilizzazione!
Cos'è un buon piano di stabilizzazione?
Be'... dipende dal punto di vista dell'analisi... immagino.
Quindi non giriamoci troppo intorno con la teoria e prendiamo qualche esempio, senza lasciarci trascinare nel fondo della vuota e novella retorica.
Un buon piano di stabilizzazione presume l'aggiustamento di parametri economici fuori equilibrio rispetto a certi schemi altrettanto economici di: "dare e avere".
Ma un buon piano di stabilizzazione potrebbe riguardare anche equilibri di altra natura: sociali, politici, culturali, religiosi, etnici, antropologici, scientifici...
Allora quando si parla di piano di stabilizzazione rivolgendosi con ciò a complessi problemi che riguardano gli Stati, le Istituzioni Sovranazionali, gli Organismi Internazionali di Controllo, gli Interessi Globali dei diversi attori in gioco, è necessario avere un quadro d'insieme delle variabili che influiscono sul piatto della bilancia.
E tali variabili non possono essere liquidate con spudorata e spavalda oratoria, che sia essa accademica o popolare.
Torniamo all'indispensabile esempio.
La crisi anzi le crisi che stiamo vivendo in questo primo scorcio di millennio ci offrono innumerevoli spunti e motivi d'approccio ma per intenderci meglio ne sceglierò uno intermedio, rispetto al vissuto quotidiano "italiano".
In politica economica come in una storia romanzata, un buon montaggio è tutto!
Pertanto se si è in grado di "montare" una storia ogni dibattito ne sarà "giustificatamente legittimato".
A cosa servono, altrimenti, i collaudati servizi d'approfondimento giornalistico della cultura d'avanguardia antagonista moderna? Gli interventi dalle Aziende in crisi? I malumori della classe lavoratrice (un tempo operaia per merito oggi operaia per dequalificazione e delegittimazione)? Le grida della folla in piazza? Gli striscioni e le vignette e le magliette con le scritte irriverenti e spregiudicate... in studio?
Ma il montaggio non è la storia ed ogni storia è a parte come è giusto che sia!
Ogni storia è il resoconto energico ed appassionato di un interprete che ha vissuto sulla propria pelle il proprio tempo, con i suoi pro ed i suoi contro.
Annullarlo nella genesi dello stereotipo da pop-art come inaugurato negli anni sessanta da A.W. con il vaticinio dei 15 minuti di popolarità, dovrebbe rivelarsi una prova tanto misera quanto spregevole dell'essere umano che misura il suo prossimo alla stregua di un mero calcolo ed interesse, di una mera apparizione!
In tal guisa, in effetti, il mondo risulterebbe (o forse risulta ormai da tempo) uno "schifo" grazie all'opera di uomini che abilmente e consapevolmente, uno schifo si son ridotti!
Il montaggio non è la storia ed ogni storia è pregna dei propri contenuti.
Non è certo il "mondo" o l'esistente nella sua completezza ed uniformità ma è pur sempre un parametro, una lente, un microcosmo... attraverso il quale poter misurare, ponderare o comparare gli eventi e forse analizzare e.o prevedere, desumere, studiare, catalogare ed infine poter sperimentare ulteriori ruoli, vicende e avvenimenti!
Un buon piano di stabilizzazione, per gli artefici dell'economia contemporanea, si traduce in schemi da applicare nella più retorica delle esecuzioni militari. Diversamente per i fautori dell'economia politica alla ricerca di un sincero connubio ed equilibrio socio-culturale, un buon piano di stabilizzazione deve tradursi in utili ed efficaci risorse ed energie da dedicare o mettere a disposizione di tutti affinché tutti, secondo il loro grado e capacità di assorbimento nello spazio e nel tempo, possano essere messi in grado di goderne.
Un programma ambizioso, parrebbe, ed altrettanto utopico, ad onor del pragmatico, ma unico ed inossidabile nei suoi intenti e scopi "sociali".
Per questo è inutile girare ulteriormente troppo intorno alle parole, poiché chi le spende in propaganda si ammanta spesso di buoni propositi per mascherare ben altre intenzioni.
L'ESEMPIO INTERMEDIO DI UN BUON PIANO DI STABILIZZAZIONE:
ALBA
Alleanza bolivariana per le Americhe
El ALBA-TCP como mecanismo de cooperación de alcance regional
FUNDAMENTAL PRINCIPLES OF THE PEOPLES’ TRADE TREATY
1. Trade with complementariness, solidarity and cooperation, so that together we reach a worthy life and living well, promoting trade rules and of cooperation for the well-being of people and in individuals of the underprivileged sectors.
2. Sovereign trade, without conditioning nor interference in internal affairs, respecting the political constitutions and the laws of the States, without forcing them to accept conditions, norms or commitments.
3. Complementary and solidary trade among the peoples, the nations and their companies. The development of the socio-productive complementation on cooperation bases, advantage of existing capacities and potentialities in the countries, the saving of resources and the creation of uses. The search of complementarity, cooperation and solidarity between the different countries. The constant technical – scientific exchange, cooperation and collaboration as a for of development, having in consideration the strengths of the members in specific areas, with a view to constituting a critical mass in the field of the innovation, science and the technology.
4. Protection of national production interest, for the integral development of all the peoples and nations. All the countries can become industrialized and diversify their production for an integral growth of all the sectors of their economy. The rejection to the premise “export or die” and the questioning of the model of development based on exporting enclaves. The privilege of the production and the national market that the satisfaction of the necessities of the population through the internal factors of production impels, mattering what is necessary and exporting the excesses of complementary form.
5. The solidary treatment for the weakest economies. Cooperation and unconditional support, with the end for them to reach a level of sustainable development, that allows to reach the supreme social happiness.
While FTAs impose equal and reciprocal rules for the big and small, the TCP proposes a trade that recognizes the differences between the different countries through rules that favors to the smallest economies.
6. Recognition of the sovereign States role in the socioeconomic development, the regulation of the economy. The fortification of the State like central actor of the economy from a country at all the levels, facing the opposite private practices the public interest, such as the monopoly, oligopoly, the cartelization, hoarding, speculation and usury. The TCP supports the nationalization and the recuperation of companies and natural resources to which the peoples have the right to, establishing legal defense mechanisms of aforementioned.
7. Promotion of the harmony between the man and the nature, respecting the Rights of the Mother Earth and promoting an economic growth in harmony with the nature. The Rights of Mother Earth are recognized and the sustainability in harmony with nature is promoted.
8. The contribution of trade and investments to strengthening of the cultural and historical identity of our peoples. While the FTAs aims to convert the whole humanity in simple consumers standardizing the patterns of consumption to extend therefore the markets of the transnational companies, the TCP impels the diversity of cultural expressions in the trade.
9. The favoring to the communities, communes, cooperatives, companies of social production, small and medium companies. The Joint promotion towards exports markets of our countries and of productions that result actions of productive complementation.
10. The development of the sovereignty and food security of the member countries based on a social and integral quantity and quality food for our peoples. Support to food policies and national production to guarantee the access to the population of an adequate quantity and quality feeding.
11. Trade with tariff policies fit to the requirements of the developing countries. The elimination between our countries of all barriers that constitute an obstacle to the complementation, allowing to the countries to raise its tariffs to protect its infant industries or when they consider it necessary for its internal development and the well-being of its population with the purpose of promoting a greater integration between our peoples. Asymmetric and nonreciprocal tariff reduction that allow the less developed countries to raise their tariffs to protect their infant industries or when they consider it necessary internal development and the well-being of its population.
12. Trade protecting the basic services as human rights. The recognition of the sovereign right from the countries to control it services according to its priorities of national development and to directly provide with basic and strategic services through the State or in mixed investments with partner countries.
In opposition to the FTA that promotes the privatization of the basic services of water, education, health, transport, communications and energy, the TCP promotes and strengthens the role of the State in these essential services that allow for the full compliance to human rights.
13. Cooperation for the development of different servicessectors. Priority to cooperation directed to the development of structural capacities of countries, searching for social solutions in sectors such as health and education, among others. Recognition of the sovereign right of countries to control and regulate all services sectors seeking for promotion of its national services companies. Promotion of the cooperation among countries for the development of the different services sectors prior to the impulse of the free unfair competition between services companies of different scale.
14. Respect and cooperation through Public Purchases. Public purchases are a planning tool for the development and promotion of national production that must be strengthen through participation, cooperation and the joint execution of purchases when convinient.
15. Execution of joint investments in trade issues that can adopt the form of Grand National companies. The association of state companies of different countries to impel a sovereign development and of mutual benefit.
16. Partners and no bosses. The exigency that foreign investment respects national laws. Unlike FTAs which impose a series of advantages and guarantees in favour of transnational companies, the TCP looks for a foreign investment that it respects the laws, re invest the utilities and solves any controversy with the State like any national investor.
The foreign investors will not be able to demand to the National States nor the Governments for develop policies of public interest.
17. Trade that respects the life. While FTAs promote the patents of the biodiversity and the human genome, the TCP protects them as a common patrimony of humanity and the mother earth.
18. The overlapping of the right to development and health to intellectual and industrial property. Unlike FTAs which look for patenting and extending the duration of the patent of inventions that are fundamental for the human health, the preservation of the mother earth and the growth of the developing countries, -many of which have been made with funds or public subventions- the TCP overlaps the right to the development and the health to intellectual property of transnational companies.
19. Adoption of mechanisms that entail monetary and financial independence. Promotion of mechanisms that help to strengthen the financial, monetary sovereignty, and the complementariness in this matter between the countries.
20. Protection of the labor rights and the rights of the indigenous peoples. Promotion of the total use of such and the sanction to the company and not to the country that fails to fulfill them.
21. Publication of trade negotiations in order that the peoples can exert its protagonist and participative role in trade. Nothing of secret negotiations and behind the back of the population.
22. The quality as the social accumulation of knowledge, and its application in the production based on the satisfaction of social needs of the peoples, according to a new concept of quality within the framework of the ALBA-TCP so that the standards do not become obstacles to the production and the trade exchange between the peoples.
23. The free mobility of the people as a human right. The TCP reaffirms the right to free human mobility, with the intention to strength the bndss of brotherhood between all the countries of the world.
Fonte: http://alba-tcp.org/en/contenido/governing-principles-tcp