sabato 6 settembre 2014

Elucubrazioni intorno al concetto di Essenza

Il problema è la scelta, come l'illusione è la speranza.

Non siamo mai stati padroni del destino tanto meno il destino si è mai rivelato determinante per noi.
L'estrema follia dell'essere umano è quella che lo conduce a pensare che le cose possano diventar altro da se stesse. E quindi dal niente passar all'esser ente e dall'ente tornare all'esser niente.

L'essere umano vive con angoscia questo avvenimento che si evidenzia per lui, appunto, come annientamento.

Eppure accetta nella fede che la speranza lo possa salvare.
Salvare non tanto dal sacrificio della morte quanto dall'oppressione dell'annullamento.

L'annullamento di se stesso in quella dimensione oscura (ignota, spesso onirica) del non essere: non chiara, non compresa, non definita, non percepita, non propria.

La cura del prossimo come la salvaguardia dell'individuo nella sua essenza vitale ossia nel suo costrutto materiale fideisticamente percepito è quella cura del folle che nella personale quanto lucida follia ritiene di proteggere se stesso ed il proprio complesso di forme e sembianze edificando architetture morali, etiche, ideologiche e tecnologiche che siano in grado di preservarlo dal collasso inevitabile di quella stessa struttura.

Non vi è struttura, non vi può essere!

Come non può esservi entità o nullità nella misura in cui l’esperienza dell’essenza umana non può esprimersi che nel contesto di una fede nell’esistenza stessa: misurata, sperimentata, assaporata nel suo divenire e pertanto nel suo passare, modificarsi, trascendere.

Solo la comprensione ultima del non senso e cioè della follia estrema che tale percezione dell’esistenza comporta rispetto alla compenetrazione decisiva della realtà potrà essere in grado di spalancare le porte alla definitiva e definita autenticità della vita, del mondo, dell’intero universo che ci circonda.

Un universo fatto di eterni che sono e non divengono. E che appaiono o scompaiono secondo una logica precisa ed un preciso ordine. E che quindi non sono soggetti all’annullamento tanto quanto non sono suscettibili di annientamento, poiché non appartengono a quell’essenza che normalmente ma erroneamente si considera esistenza e che, secondo i canoni della percezione umana, passa da uno stato inesisteziale per tornarvi.


Il cuore puro dell’essenza è un eterno immodificabile e per ciò stesso non "genera" ma semplicemente è!

Elmoamf


domenica 17 agosto 2014

Mi chiedo a chi Mai dovremmo credere?

Mi chiedo a chi dovremmo credere?
A coloro che pubblicano, scusandosene, barbarie e scempi umani additando il nemico "bestia" Islam?
O a coloro che divulgano notizie e video di stragi ad opera dell'assassino esercito israeliano?
A coloro che si reputano integri e quindi sentenziano sull'inumanità altrui?
Ai Pubblicani? Ai Farisei? Ai Peccatori o ad i Peccatori Pentiti?



Perché mai la Verità deve assurgere sempre al ruolo di Fazione?
Gli uni contro gli altri in un alterco, un diverbio, un genocidio infinito!

Perché mai la tragedia deve essere solo dei nostri e la follia tutta degli altri?

Perché mai l'esame di coscienza è concepito esclusivamente a senso unico?

Perché mai?

Scagli la prima pietra chi è senza peccato ma soprattutto non tenti ipocritamente e equilibristicamente di schivarla.

Ognuno di noi può riscontrare tracce di sangue sulle proprie sudicie mani.
La soluzione, allora, non è o non dovrebbe essere lavarle con la varecchina, per smacchiare le proprie colpe in una veste immacolata autosantificante ma strofinare duramente quelle opacità con tutta la sincerità, l'impegno e soprattutto il perdono di cui siamo o potremmo essere capaci.

Solo in tal modo, probabilmente, saremo in grado di stimolare il ns interlocutore verso un comportamento più virtuoso, comprensivo e rispettoso delle necessità comuni oltre che istintivamente e troppo spesso esclusivamente personali.
Un comportamento che tenti di far emergere le qualità e non i difetti del prossimo. Che miri ad individuare le potenzialità insite nelle diversità affinché queste possano rivelarsi arricchenti nello scambio e non denigranti o decadenti nell'esclusione e nella separazione.
Perché ognuno possa fare la sua parte e dare il suo piccolo quanto unico contributo.

Riconoscendo e facendosi forza delle proprie responsabilità come dei propri errori.
Riconoscendo e non travisando, spesso opportunisticamente, le responsabilità e gli errori altrui.

L'intento di giustiziare il colpevole, di individuare un mero capro espiatorio od un profittevole motivo d'interesse nelle disgrazie che ci circondano, strumentalmente utilizzate per perorare cause e scopi purtroppo soventemente e unicamente di parte, non ci porterà molto lontano.

Non porterà lontano neanche i presunti vincitori che dietro si saran lasciati una miriade di fosse "comuni".

Nessun massacro, nessun esercizio estremo della violenza, fisica o verbale, potrà rivelarsi  vincente e quindi consistente ed efficace nella ns ricerca della verità della Vita e di tutto ciò che in essa è raccolto, concepito e custodito.

Nessuno credo e spero potrà convincermi del contrario.

Il mio obiettivo non è certo quello di redimere il mondo quanto in primis riconoscere che di quel mondo sono al contempo un attore di spicco quanto un personaggio secondario. Sono un protagonista assoluto quanto una comparsa, un elemento estemporaneo. Sono il tutto ed il nulla, nello stesso tempo e nello stesso spazio: presente, passato, futuro e contemporaneo.

Il motivo di quest'essere è ricercare e conoscere se stesso in un ambiente costante ed incostante, razionale ed irrazionale, logico ed illogico, ricco e misero, compassionevole e cinico.

Il motivo di quest'essere è non dare nulla per scontato neanche l'evidenza.
Quell'evidenza che spesso nasconde solo una stucchevole costruzione del pensiero affinché esso si pieghi ad una predeterminata realtà e ne rifiuti incondizionatamente, acriticamente, ferocemente un'altra.

La realtà non si evince, a parer mio, nella o dalla divisione, separazione, frammentazione ma da quel "genio" (istintivo, intellettuale, folgorato, inconscio) capace di trovare in tutto ciò un percorso unico, unito, penetrante.

Chi mira al potere mondano tenta assiduamente di dividere.
Chi si protende verso la ricerca intima e profonda di se stesso tende diversamente alla comprensione ed alla condivisione.

Pur consapevole che tutto questo non è detto che basti... condividere e comprendere ritengono debbano essere e rimanere due elementi cardine nella ricerca di quella Verità sull'esistenza che tutti anelano ma che nessuno sembra mai voler effettivamente "conquistare"... quanto piuttosto voler piegare alle proprie preconcette convinzioni!

Un saluto,
Elmoamf

giovedì 31 luglio 2014

Quel maledetto senso del dovere o meglio del dover Riflettere prima di sentenziare!

Quel maledetto senso del dovere!

No!
Quel maledetto senso di riflettere prima di sentenziare e giudicare l'altrui comportamento.
Quel maledetto esame di coscienza... che solo potrà permettermi un giorno di scagliare la prima pietra essendo senza peccato.
Semmai sarò in grado di esserlo!

E, pertanto, non potendo corrispondere affatto per il momento presente ed infinito a tale "identikit mi risolvo ad elucubrare privati pensieri in salsa pseudo-pubblica, pseudo-scientifica, pseudo-filosofica.

La qual cosa non mi dispiace se essa in qual si voglia maniera potrà rivelarsi utile a qualcuno.


Cos'è, cosa significa il concetto di:
"Verità Funzionale"

Ci tornerò sopra un giorno?
Ne definirò meglio i contorni?
Forse?
Mi concedo come sempre uno spazio di "ulteriore riflessione"!

Per il momento mi limiterò ad usarlo come mezzo per esporre un altro concetto:
"L'indignazione"

Siamo tutti indignati per il comportamento altrui.
Un comportamento lesivo dei nostri interessi.
Degli interessi dei nostri cari, dei nostri familiari, dei nostri amici.
Del nostro entourage.
Della nostra "cricca" di appartenenza.
Della nostra fede, del nostro credo, della nostra parrocchia, della nostra ideologia, del nostro giardino.

Siamo tutti indignati perché ci siamo sentiti, ci sentiamo, ci stiamo sentendo privati di qualcosa.
Di ogni cosa.
Qualcosa che riteniamo, abbiamo ritenuto, riterremo... sia, fosse, avrebbe dovuto essere nostra.

Ci sentiamo Defraudati.
Derubati.
Raggirati.
Imbrogliati.
Truffati.
Ingannati.

Ma rispetto a cosa effettivamente?
Rispetto al Dovere?
Rispetto al Diritto?
Rispetto alla Giustizia?
Rispetto alla Verità?

Rispetto a cosa effettivamente?
All'Esistenza?
All'Essenza?
All'Eta?
Al Tempo, allo Spazio, alla Vita?

Tempo, spazio, vita...
Perduti o Perdute come tutto ciò che ci circonda, in un malessere endemico che ispira ogni nostra azione, emozione, reazione.

Un malessere figlio forse di un'inconscia, insolita  (ipocrita?) incapacità d'adattamento.
O forse di una distonia.
Di una metamorfosi accidentale, demenziale, decadente di un intelletto mai realmente messo alla prova.

Certamente non sarò il primo dei qualunquisti.
Non sarò il primo dei vuoti parolai, degli incantatori di serpenti, degli erranti del deserto in questo globo di urlatori e di grida senza eco. Di suoni persi nel vuoto. Di contenuti cestinati nella memoria. Nella memoria di Hard Disk corrotto, manomesso, compromesso, dismesso.
Certamente non sarò il primo dei qualunquisti o degli obsoleti suppellettili da bacheca dei rimorsi e dei ricorsi storici, cui si concede ogni tanto uno spolvero, un sospiro, un ricordo, un soffio di vita e di rammarico.
Non sarò certamente il primo ne l'ultimo!

Ma certamente sarò in buona compagnia.
Magari non il principe assoluto nel "difetto dei contenuti".
Purtuttavia un discreto incantatore di astanti, ascoltatori, lettori... nell'ineluttabile destino che tutti attende.

E' per questo che mi preme sottolineare un "modus operandi " che mi lascia assai perplesso.
Un procedere appunto contiguo alla Verità Funzionale e conseguenzialmente al processo di Indignazione.

Ci si scaglia, spesso, contro gli altri più come giustizieri che come giusti...
Ancorché si tenti di esser sinceri, sinceramente arrabbiati, indignati, esausti.

Ma prima di puntare il dito contro il "prossimo" colpevole sarebbe forse più opportuno esporre le criticità del nostro vivere con un maggior distacco e con una minor partecipazione od enfasi emotiva.
La qual cosa non aiuta nessuno e nessuno spinge alla risoluzione di quelle criticità che ognuno a suo modo percepisce, sopporta ed affronta.
La qual cosa, diversamente, tutti incita a quella sterile indignazione.
Nell'assoluta passività dell'intelletto, morbidamente, comodamente costretto all'individuazione di un capro espiatorio.
Un'intelletto travolto ed oscurato che circoscrive il suo agire in un dito puntato.
Un dito puntato contro un bersaglio: voluto, definito, predefinito, circoscritto, archiviato.
Trovato e tolto il quale i problemi magicamente svaniranno o saranno più sanamente affrontati, risolti, superati, cancellati, estinti, mai esistiti.

Ahimé, non credo affatto sia così.

Non credo in alcun modo che tutto ciò possa mai tradursi in un virtuoso risveglio dell'intima coscienza individuale. Un "unico" e "lento" percorso introspettivo, probabilmente il solo in grado di solleticare quel principio del tutto smarrito, se non addirittura nell'oblio svanito, dell'assunzione di responsabilità personale sul divenire della "storia".

E' pertanto sterile inveire contro il Renzie, che di tal pasta "insipida" e "rancida", il volgo complice e la vulgata confusa, superficiale e colpevole lo fece.

Semmai sarà più produttivo e costruttivo esporre fatti, analisi e soprattutto proposte.
Solleticando l'intelletto altrui e la buona volontà sperabilmente insita in ognuno di noi, forse non tutti ma una consistente fetta sarà più che auspicabile.

Volontà nel mettersi in gioco e nell'esporre, condividere, confrontare le proprie proposte.

La mossa attraverso la quale poter abbattere quel muro di fango che l'uomo stesso (in quanto bestia selvaggia ed istintivamente autodistruttiva) tende inevitabilmente ad erigere intorno a se.
Convincendosi che tale "recinzione" sia per il suo bene.
Convincendosi che sia esclusivamente dovuta alla propria aura di elevazione spirituale.
Convincendosi che sia la sua irrisolvibile strada promessa, quella di accesso... e possesso del divino.

E plausibilmente perché, rispetto al divino, egli si sente solo un misero e reietto essere della "natura":
calpestabile e quindi impotente, remissivo, sostituibile, sottomissibile.

Ed "Egli" non vuole esser tale.
Non vuole esser ricattato o ricattabile.
Non vuol essere debole o riconoscere altresì la propria debolezza ed impotenza.
Non vuole essere vittima ma carnefice.

Per questo allora si ribella.
O ritiene in tutta coscienza di poterlo e doverlo fare.

Mangia la mela dall'Albero.
Assuefatto dalla donna.
La donna che incanta e che a sua volta è stata incantata dal serpente.
Ma il serpente è solo un'apparenza.
E' ciò che l'essere crede e vuol credere che egli, esso, sia.

Le sembianze assumono allora i contorni torbidi dell'indefinito ed ognuno, ogni cosa, ogni persona e protagonista, assumono forme che nessuno è più in grado d'identificare, circoscrivere, descrivere, capire, comprendere, associare, giustificare, percepire, compenetrare!

Ognuno agisce per indolenza e per salvezza propria.
Per la salvezza della propria sorte.
Ma quale salvezza? Salvezza da cosa e soprattutto da Chi?

Da Chi stiamo tentando di scappare?
Da Chi stiamo tentando di salvarci?
A Chi stiamo implorando di ammettere, accordarci, approvare, tollerare... concederci l'effettività della nostra esistenza?

A CHI?

Non sarà certo il Renzie a rispondere perché...
Da che il mondo è il mondo...
Il politico di potere interpreta sovente la parte dell'affabulatore.
Ammaestra le masse in ciò di cui il potere necessita.
Necessita che esse pensino, accordino, agiscano.

Il politico di potere vive di sogni stravolti e corrotti dall'ambizione.
Dal delirio d'onnipotenza.
L'opposto dell'uomo che dovrebbe vivere ed interpretare le proprie azioni, definizioni, concezioni e percezioni della realtà in modo sincero, spontaneo, condiviso.

La realtà è ciò in cui si crede? In cui si sperà? in cui si vive?
La realtà è questa definizione di Verità?

O forse è semplicemente... "Verità Funzionale"?

Un mezzo attraverso il quale poter piegare gli avvenimenti alle nostre decisioni, interessi, necessità?

La Verità come la giustizia non è di questo mondo... disse un tempo... un saggio... senza troppo ricamarci sopra!

Ed allora ecco a voi un video interessante:

"Ecco cos'hanno fatto tre studenti col secchio di un clochard"



Un saluto
Elmoamf


sabato 19 luglio 2014

Tempo e Spazio - L'economia finanziaria nel paese dei Balocchi!

L'economia finanziaria è l'ultima (in ordine cronologico) tra le alchimie umane proposte alla società.

La prima che sia riuscita contemporaneamente a centrare lo scopo di far leva sulla profonda avidità dell'egoismo personale e l'ipocrita parvenza del fine solidale:
  1. Nessun lavoro - lauti guadagni - asservimento del più debole;
  2. Nessuna contestazione - ampi consensi - asservimento del più debole.

A tal proposito, sarebbe opportuno chiedersi infatti: a quando un sano esame di coscienza collettivo sulla difesa dei propri interessi personali coltivati spesso (inevitabilmente o meno) a scapito o sulle spalle degli altri?

Quale e quali comunità di individui dovrebbero rivendicare diritti e valori che siano considerati "universali", affinché tali valori e diritti abbiano la forza, l'accortezza e la capacità di diffondersi?

Ogni sistema è di per se astratto e di per se fallace o virtuoso a seconda delle capacità (non solo professionali o tecniche ma soprattutto umane) delle persone che lo compongono e che contestualmente si impegnino a volerlo attuare.

Se il ns interesse è limitato nel tempo e nello spazio, ho il serio timore che nessuno di noi riuscirà concretamente a fare molta strada... in questa misera dimensione terrena, destinata all'inferno o all'oblio!

Un saluto,
Elmoamf

mercoledì 2 luglio 2014

Lo spot strappa-lacrime e l'osannazione del popolo


Un buon discorso è come un buon montaggio:
Si è in grado di fargli "dire" e "digerire" di tutto...

Con tanto di plauso e di "standing ovation".

Un buon discorso è tutto perché apre le porte della reverenza, dell'acquiescenza, della solidarietà, dell'identificazione, della condivisione, dell'illusione.

Ecco perché un buon discorso è tutto... perché appare bene e nel momento in cui la sua illuminazione s'irradia, la luce, accecante più che mai, pervade e brucia il "tutto"!

Accecare è saper l'altrui bruciare... ed in politica equivale a saper Brillare.

Brillare di consenso altrui, di approvazione del popolo, di autorevolezza o meglio di auto-referenzialità ideologica, dottrinale e concettuale, ancestralmente simbolica... e poi, e così, e legittimamente, e plebiscitariamente... fregiarsi del titolo e del diritto e del potere assoluto ed incontestabile di:
Rottamazione, surrogazione, sostituzione, estromissione, esclusione, rimozione, soppressione, eliminazione del prossimo!

Quando si splende, di luce riflessa, pochi notano la sorgente della luce mentre tutto il resto è ammaliato dallo spessore del riflettente.

Ma cosa sia un "riflettente" ahimé è a tutti ignoto.

Giusto forse ad alcuni, cui è più che mai sospetto!

Il riflettente si inebria di luce altrui ovunque sia in grado di assumerla, farla propria, trafugarla, fotterla.

Il riflettente, infatti, non riflette di sua volontà ma agisce per sua pura ingordigia.

L'ingordigia è da sempre stata un erba rigogliosa nel e per il degrado umano... dal giardino dell'Eden all'Eden del terzo millennio: il Regno di Satana!

Perdonate la mia enfasi melodrammatica, condita di sfumature archetipe ed apocalittiche di sfondo millenaristico, subliminale ed enfaticamente tradizionale... Ma....

Ma... si c'è sempre un Ma!

Un Ma enorme come la pietra del santo sepolcro che si smosse il terzo giorno e che "certamente" non fu smossa per lasciar passare fugacemente qualcuno, qualcuno che di per se era già libero... ma per dimostrar simbolicamente l'estatica libertà del figlio dell'Uomo di fronte alla spesso grottesca gabbia in cui ognuno di noi è abituato a rinchiudersi: per paura, per disistima, per inquietudine, per oblio del proprio essere!

Quel figlio che probabilmente, evidentemente, non era un semplice simbolo di rivendicazione, risoluzione, richiesta, riscatto, pretesa a priori, protesi della nostra effimera voracità esistenziale, affermazione della nostra edonistica ed egoistica superiorità e primazia... Ma... appunto Ma... era il simbolo della rinascita dell'uomo stesso in un contesto di "perduti reietti".

Oggi tal siamo nelle viscere misere di un mondo che ha perso la propria sostanza per dar vita ad un melenso spettacolo di sentimenti rattrappiti e mediati in cui l'essere si confonde con la propria inetta immagine e l'entropia è la massima espressione della perfezione.

Esseri entropici in cui il disordine è l'unica regola d'equilibrio ancorché instabile, inflessibile, rigidamente autarchica, inconsapevolmente incapace di ogni comprensione ed effettiva profonda progressione.

Un equilibrio basato sull'instabilità come forma, come dinamica, come legge esistenziale che cela dietro se stessa un'incapacità tale di compenetrazione della realtà che si nutre inevitabilmente della propria superbia per alimentare stati d'inquietudine, dolore e dissoluzione delle emozioni.

Viviamo incatenati alla materia come ancora di salvezza per la nostra illusoria speranza di partecipare ed esprimere il nostro intimo essere al mondo e nel mondo... pertanto, per tale motivo, rimaniamo all'oscuro della nostra vera natura, delle nostre innate essenze, presenze e valenze.

Siamo aliti di vita e come tali ci lasciamo consumare da un vento clandestino, sfumato, inappropriato, invasivo, distruttivo.

MA, ancora quel MA... se solo fossimo in grado di comprendere quello "zampillo" di luce che illumina il nostro profondo, ancora e nonostante tutto... forse un giorno saremo anche in grado di leggere oltre lo scetticismo e l'impostura di una realtà infarcita di falsi dogmi, di false presunzioni, di opinioni imposte e di imposte falsificazioni.

Il buio non è poi così oscuro ma solo la "metà" immanifesta di una speculare identità materialmente e sensibilmente fragile, continuamente esposta, offesa e sferzata dall'asprezza e dalla durezza del divenire spazio-temporale!

...

Non mi aspetto che il testo qui sopra esposto possa essere di alcuna particolare comprensibilità o di alcuna peculiare, biasimevole ed irridente incomprensibilità MA solo che riesca a toccare alcune corde troppo a lungo sopite nell'animo di alcuni... o chissà... di Molti!

Un saluto ermeneutico,

Elmoamf

giovedì 19 giugno 2014

L'enigma delle seconde domande

Prima di porsi l'enigma sarebbe necessario chiedersi e capire a cosa sono le seconde domande.
Be'... anche senza troppa fantasia, non dovrebbe risultare difficile comprenderne il riferimento e successivamente intuirne il significato.
Le seconde domande sono quelle in cui ci si pone (od almeno si tenta) degli interrogativi subliminali:
Cosa o chi c'è dietro la telecamera mentre si riprende una scena in diretta pregna di indignazione?
I montaggi televisivi creano un'immagine distorta o reale della realtà che riprendono?
E la musica incalzante con cui scorrono, in un crescendo atmosferico d'emozioni contrastanti e confuse, influisce o no sul giudizio di ciò che si sta guardando?
Il servizio giornalistico su di un tema drammatico che pone in essere un singolo esempio d'ingiustizia... è la norma od una triste espressione di una particolare realtà disagiata e svantaggiata?
I dietro le quinte con frasi riprese al rallenty soffrono dell'impossibilità di comprendere ogni sfumatura poiché è impossibile raccoglierne completamente il contesto oppure basta mettere in risalto un "taglio" ben ripreso ed enfatizzato per creare lo scandalo?

Ecco, questi sono solo alcuni improvvisati esempi, incentrati più che altro sul mondo dei media.
Ma ce ne potrebbero essere innumerevoli altri in cui certamente scopriremmo come, a prescindere, i media siano sempre ed in grado di farla da padroni, per il semplice e fisiologico motivo per il quale gli stessi dominano, dall'alto della loro incommensurabile ed in-ragguardevole statura, questa porzione di tempo infinito.

La comunicazione per l'uomo è essenziale e la comunicazione nel nostro tempo è strettamente "mediata"!

Sarebbe, pertanto, logico porsi la seguente "prima" domanda:

"Quando l'inquadratura cambia, cambia l'espressione del personaggio... o lo sfondo di scena è sempre lo stesso?
Oppure...
Quanto l'inquadratura cambia... l'espressione del personaggio... e lo sfondo di scena... condiziona ed incide, spesso in modo fondamentalmente, su di esso?"

No?!
Impossibile?!
Cambia?!
E se cambia... Perché lo fa?
Cambia lo scenario, l'ambiente, l'intreccio, la tessitura della trama?
O cambia il clima, l'armonia, l'equilibrio e la sinergia della storia, da dover tutti intrecciare come novelle Penelope?

La nostra quotidianità....... si dice (forse frequentemente e piuttosto a ragione) che sia imprevedibile e non suscettibile di previsioni o costruzioni pre-condizionanti.
Spesso ci si dimentica però di vivere su di un inconsapevole ed inconscio "set" cinematografico.

Pensiamo ad un film, al girato di una pellicola, alla preparazione appunto di un set.

Al copione, agli sfondi, alla fotografia...... e pertanto alla luce (d'esposizione o residuale).
Pensiamo agli autori, sceneggiatori, suggeritori, correttori di bozze o di refusi.
Pensiamo ai costumisti ed ai truccatori.
Agli aiuto registi ed ai post e pre produttori.
Ai montatori (essenziali), agli scenografi (fondamentali) ai fonici (esiziali)!
Al lavoro introspettivo degli attori per entrare ed interpretare la parte.

Pensiamo al budget stanziato...

E pensiamo al o ai finanziatori... coinvolti!
Protagonisti voluti, involontari, equivoci, sporadici, insoliti, consapevoli o mancati!

Il tutto deve o dovrebbe concorrere ad un successo?
Che sia di pubblico o di botteghino o d'opinione?

Allora queste seconde domande dovrebbero sorgere spontanee o forse essere frutto di una migliore predisposizione... all'analisi, all'ascolto, alla valutazione, all'introspezione?

Ed invece...

Ed invece No!

Nessuno, probabilmente, si sente all'altezza o nella volontà di porsi una seconda domanda... poiché è fin troppo sufficiente e semplice fermarsi alla prima... palesemente manifesta nel seguente anatema:

"La colpa è loro!"

Un "Loro" che effettivamente non è mai in grado di individuare qualcuno in particolare ma scarica la responsabilità del proprio malessere, della propria sofferenza, su di un "giustificazionato" (Ottimo Neologismo!) obiettivo o meglio capro espiatorio.

Senza un Capro Espiatorio saremmo già morti e seppelliti e dimenticati e nel definitivo oblio!

I capri espiatori hanno la favolosa qualità di essere anonimi, di non emergere, di mai concretamente esistere.

Quanto al tempo stesso di prestarsi come giustificazione di ultima istanza, sul proprio inadeguato od inopportuno od  irresponsabile o corrotto o concusso o biasimevole operato.

Le seconde domande, purtroppo, sono morte, mai nate o nate sterili e poi "bannate" come amabilmente dimostrano le interlocuzioni mediatiche dominanti.

Si può essere anche antagonisti fieri!
E l'avanguardia moderna con i suoi potenti mezzi (non v'è dubbio) lascia ampi spazi e margini di resistenza attiva e fattiva.

Ma il dominio è ancora troppo "di spessore" per poter anche solo essere scalfito.

Ci vuole pazienza, un'enorme pazienza, una pazienza Biblica!

Perché le seconde domande traggono la loro forza proprio dalla tradizione!

La Bibbia, chissà, è un primo passo ma per l'uomo materiale forse lo è ancor più la presa di posizione.

Che nel mondo non contano affatto le risposte quanto si rivelano fondamentali le Domande!

Un saluto archetipo...

Elmoamf


domenica 1 giugno 2014

Un buon piano di stabilizzazione

Le crisi cicliche sono, però, delle altrettanto incontrovertibili oasi di opportunità.
Prove dell'esistenza del miracolo.
Il miracolo della rinascita dell'efficienza.
Quell'efficienza che illumina d'immenso le dinamiche produttive, lasciate finalmente libere dalle briglie della regolamentazione normativa di matrice "costituzionale".
Oasi feconde di sperimentazione, implementazione e puntellamento di sterminate (o sterminanti?) strategie sociali.

E' stucchevole continuare a disquisire su... responsabilità, sostenibilità, fiducia.

E' stucchevole poiché tali elementi non son parte di una maturata valutazione asettica ed oggettiva, piuttosto risultanti attentamente individuate di interessi ormai "storici" e "consolidati".

Non che sia un male di per se che vi sia o vi siano... un interesse o degli e diversi interessi... diversamente solidali o conflittualmente antagonisti.

La questione di fondo non giace certo nella possibilità o volontà di "confronto" e discussione ma rimane, ahi noi, spesso ancorata alla vituperata quanto accomodante nemesi... dell'assunzione od allontanamento dalle proprie responsabilità.

Un'accorta quanto vigile sorveglianza dell'indole umana sui meccanismi di deresponsabilizzazione.

Una sorta di studiata od istintiva "protesi"che emerge nelle dinamiche relazionali ove i rapporti umani vengono improntati ed inevitabilmente indirizzati sui binari dell'in-colpevolezza del pensiero e di conseguenza dell'agire "personale", affinché ciò che che si esige dall'altro possa essere finalmente preteso in nome di una delega in bianco firmata in suo favore, scaricando inequivocabilmente su di esso ogni onere, obbligo ed impegno da tal protesi derivante.

Oneri, obblighi ed impegni che non prevedono riconoscimenti di merito ma solo note di biasimo, poiché quella delega in bianco sottoscritta presuppone per il firmatario non una ma la "pretesa": l'attesa, la risoluzione e la rimozione di ogni ostacolo o difficoltà per le quali il committente esige dall'esecutore un risultato professionale, immediato e vantaggioso... ad opera D'ARTE...
Senza essere neanche minimamente sfiorati dal dubbio o dalla necessità di dover (magari un giorno) "spendere" o "scontare" una possibile o probabile "cambiale" in banca!

Senza troppe e sofisticate enfasi, senza eccessivi vincoli, condizionamenti e legami e senza ulteriori costi... di alcuna natura... costoro, presunti e solerti vittime del sistema, emettono grida di scandalo contro fantomatici "LORO" e la di loro soverchia.

E pretendono giustizia!

Un "LORO" indistinguibile ed onnicomprensivo!

In quell'insieme si racchiude, infatti, tutto il "manifesto" e la "manifestazione" del potere, del privilegio, dell'invidia di non esserne parte. Non tanto la sincerità d'animo nella denuncia di un sopruso.

Il cardine dello scandalo di cui, coscientemente od incoscientemente, qui si parla non è difatti il sopruso ma il privilegio mancato!

Che la giustizia bruci gli uni per sostituirli con altri e non che redima i primi affinché possano essere o ritrovare un virtuosismo forse perduto. Un virtuosismo come quello degli "ultimi", degli "inutili", degli "anonimi", degli "innocenti" ed "invisibili" ... ossia quei tal altri a cui sperabilmente ci si dovrebbe più concretamente ispirare!

E ciò perché ...tutto quanto originariamente avrebbe dovuto far capo proprio a noi... si pretende sia o fosse da sempre in capo a qualcun altro!

Dalla notte dei tempi... si è portati a ragionare come "INDIVIDUATORI" di colpevoli!

Individuare un colpevole è estremamente più semplice che assumersi la doverosa responsabilità sul proprio essere.

In quest'ottica tutto, allora, diviene conseguenziale: nel focalizzare l'obiettivo, nel puntare il dito, nell'acclamare al criminale!

Si è spesso, d'altronde, portati a ragionare sul fatto che il termine "disfunzionale" delle nostre vicissitudini sia sempre il prossimo... l'unto o meglio l'untore, che peste lo colga o lo abbia giustamente colto!

Poiché sì nefasta ipotesi spetta solo a colui che abbia osato acquisire anzi usurpare... "grazie" e "benefici" che ad altri (ossia a me medesimo) spettavano.

E che la piaga su di LORO sappia imporsi incondizionatamente, infliggendosi con biasimo e dolore ed inflessibile giustizia divina.

Ma chi siamo Tutti noi per pretendere Tutto questo ?!?

Quale interesse stiamo tutt'ora servendo ?!?

Dio O Mammona ?!?

La sostanza non cambia gli avvenimenti semmai potrà farlo la propria e personale presa di coscienza.

Veniamo pertanto al nucleo e fondamento di questo intervento:

Un buon piano di stabilizzazione!

Cos'è un buon piano di stabilizzazione?

Be'... dipende dal punto di vista dell'analisi... immagino.

Quindi non giriamoci troppo intorno con la teoria e prendiamo qualche esempio, senza lasciarci trascinare nel fondo della vuota e novella retorica.

Un buon piano di stabilizzazione presume l'aggiustamento di parametri economici fuori equilibrio rispetto a certi schemi altrettanto economici di: "dare e avere".

Ma un buon piano di stabilizzazione potrebbe riguardare anche equilibri di altra natura: sociali, politici, culturali, religiosi, etnici, antropologici, scientifici...

Allora quando si parla di piano di stabilizzazione rivolgendosi con ciò a complessi problemi che riguardano gli Stati, le Istituzioni Sovranazionali, gli Organismi Internazionali di Controllo, gli Interessi Globali dei diversi attori in gioco, è necessario avere un quadro d'insieme delle variabili che influiscono sul piatto della bilancia.
E tali variabili non possono essere liquidate con spudorata e spavalda oratoria, che sia essa accademica o popolare.

Torniamo all'indispensabile esempio.
La crisi anzi le crisi che stiamo vivendo in questo primo scorcio di millennio ci offrono innumerevoli spunti e motivi d'approccio ma per intenderci meglio ne sceglierò uno intermedio, rispetto al vissuto quotidiano "italiano".

In politica economica come in una storia romanzata, un buon montaggio è tutto!

Pertanto se si è in grado di "montare" una storia ogni dibattito ne sarà "giustificatamente legittimato".

A cosa servono, altrimenti, i collaudati servizi d'approfondimento giornalistico della cultura d'avanguardia antagonista moderna? Gli interventi dalle Aziende in crisi? I malumori della classe lavoratrice (un tempo operaia per merito oggi operaia per dequalificazione e delegittimazione)? Le grida della folla in piazza? Gli striscioni e le vignette e le magliette con le scritte irriverenti e spregiudicate... in studio?

Ma il montaggio non è la storia ed ogni storia è a parte come è giusto che sia!

Ogni storia è il resoconto energico ed appassionato di un interprete che ha vissuto sulla propria pelle il proprio tempo, con i suoi pro ed i suoi contro.

Annullarlo nella genesi dello stereotipo da pop-art come inaugurato negli anni sessanta da A.W. con il vaticinio dei 15 minuti di popolarità, dovrebbe rivelarsi una prova tanto misera quanto spregevole dell'essere umano che misura il suo prossimo alla stregua di un mero calcolo ed interesse, di una mera apparizione!

In tal guisa, in effetti, il mondo risulterebbe (o forse risulta ormai da tempo) uno "schifo" grazie all'opera di uomini che abilmente e consapevolmente, uno schifo si son ridotti!

Il montaggio non è la storia ed ogni storia è pregna dei propri contenuti.
Non è certo il "mondo" o l'esistente nella sua completezza ed uniformità ma è pur sempre un parametro, una lente, un microcosmo... attraverso il quale poter misurare, ponderare o comparare gli eventi e forse analizzare e.o prevedere, desumere, studiare, catalogare ed infine poter sperimentare ulteriori ruoli, vicende e avvenimenti!

Un buon piano di stabilizzazione, per gli artefici dell'economia contemporanea, si traduce in schemi da applicare nella più retorica delle esecuzioni militari. Diversamente per i fautori dell'economia politica alla ricerca di un sincero connubio ed equilibrio socio-culturale, un buon piano di stabilizzazione deve tradursi in utili ed efficaci risorse ed energie da dedicare o mettere a disposizione di tutti affinché tutti, secondo il loro grado e capacità di assorbimento nello spazio e nel tempo, possano essere messi in grado di goderne.

Un programma ambizioso, parrebbe, ed altrettanto utopico, ad onor del pragmatico, ma unico ed inossidabile nei suoi intenti e scopi "sociali".

Per questo è inutile girare ulteriormente troppo intorno alle parole, poiché chi le spende in propaganda si ammanta spesso di buoni propositi per mascherare ben altre intenzioni.

L'ESEMPIO INTERMEDIO DI UN BUON PIANO DI STABILIZZAZIONE:

ALBA
Alleanza bolivariana per le Americhe

El ALBA-TCP como mecanismo de cooperación de alcance regional

FUNDAMENTAL PRINCIPLES OF THE PEOPLES’ TRADE TREATY

1. Trade with complementariness, solidarity and cooperation, so that together we reach a worthy life and living well, promoting trade rules and of cooperation for the well-being of people and in individuals of the underprivileged sectors.

2. Sovereign trade, without conditioning nor interference in internal affairs, respecting the political constitutions and the laws of the States, without forcing them to accept conditions, norms or commitments.

3. Complementary and solidary trade among the peoples, the nations and their companies. The development of the socio-productive complementation on cooperation bases, advantage of existing capacities and potentialities in the countries, the saving of resources and the creation of uses. The search of complementarity, cooperation and solidarity between the different countries. The constant technical – scientific exchange, cooperation and collaboration as a for of development, having in consideration the strengths of the members in specific areas, with a view to constituting a critical mass in the field of the innovation, science and the technology.

4. Protection of national production interest, for the integral development of all the peoples and nations. All the countries can become industrialized and diversify their production for an integral growth of all the sectors of their economy. The rejection to the premise “export or die” and the questioning of the model of development based on exporting enclaves. The privilege of the production and the national market that the satisfaction of the necessities of the population through the internal factors of production impels, mattering what is necessary and exporting the excesses of complementary form.

5. The solidary treatment for the weakest economies. Cooperation and unconditional support, with the end for them to reach a level of sustainable development, that allows to reach the supreme social happiness.

While FTAs impose equal and reciprocal rules for the big and small, the TCP proposes a trade that recognizes the differences between the different countries through rules that favors to the smallest economies.

6. Recognition of the sovereign States role in the socioeconomic development, the regulation of the economy. The fortification of the State like central actor of the economy from a country at all the levels, facing the opposite private practices the public interest, such as the monopoly, oligopoly, the cartelization, hoarding, speculation and usury. The TCP supports the nationalization and the recuperation of companies and natural resources to which the peoples have the right to, establishing legal defense mechanisms of aforementioned.

7. Promotion of the harmony between the man and the nature, respecting the Rights of the Mother Earth and promoting an economic growth in harmony with the nature.  The Rights of Mother Earth are recognized and the sustainability in harmony with nature is promoted.

8. The contribution of trade and investments to strengthening of the cultural and historical identity of our peoples. While the FTAs aims to convert the whole humanity in simple consumers standardizing the patterns of consumption to extend therefore the markets of the transnational companies, the TCP impels the diversity of cultural expressions in the trade.

9. The favoring to the communities, communes, cooperatives, companies of social production, small and medium companies.    The Joint promotion towards exports markets of our countries and of productions that result actions of productive complementation.

10. The development of the sovereignty and food security of the member countries based on a social and integral quantity and quality food for our peoples. Support to food policies and national production to guarantee the access to the population of an adequate quantity and quality feeding.

11. Trade with tariff policies fit to the requirements of the developing countries. The elimination between our countries of all barriers that constitute an obstacle to the complementation, allowing to the countries to raise its tariffs to protect its infant industries or when they consider it necessary for its internal development and the well-being of its population with the purpose of promoting a greater integration between our peoples. Asymmetric and nonreciprocal tariff reduction that allow the less developed countries to raise their tariffs to protect their infant industries or when they consider it necessary internal development and the well-being of its population.

12. Trade protecting the basic services as human rights. The recognition of the sovereign right from the countries to control it services according to its priorities of national development and to directly provide with basic and strategic services through the State or in mixed investments with partner countries.

In opposition to the FTA that promotes the privatization of the basic services of water, education, health, transport, communications and energy, the TCP promotes and strengthens the role of the State in these essential services that allow for the full compliance to human rights.

13. Cooperation for the development of different servicessectors. Priority to cooperation directed to the development of structural capacities of countries, searching for social solutions in sectors such as health and education, among others. Recognition of the sovereign right of countries to control and regulate all services sectors seeking for promotion of its national services companies. Promotion of the cooperation among countries for the development of the different services sectors prior to the impulse of the free unfair competition between services companies of different scale.

14. Respect and cooperation through Public Purchases. Public purchases are a planning tool for the development and promotion of national production that must be strengthen through participation, cooperation and the joint execution of purchases when convinient.

15. Execution of joint investments in trade issues that can adopt the form of Grand National companies. The association of state companies of different countries to impel a sovereign development and of mutual benefit.

16. Partners and no bosses. The exigency that foreign investment respects national laws. Unlike FTAs which impose a series of advantages and guarantees in favour of transnational companies, the TCP looks for a foreign investment that it respects the laws, re invest the utilities and solves any controversy with the State like any national investor.

The foreign investors will not be able to demand to the National States nor the Governments for develop policies of public interest.

17. Trade that respects the life. While FTAs promote the patents of the biodiversity and the human genome, the TCP protects them as a common patrimony of humanity and the mother earth.

18. The overlapping of the right to development and health to intellectual and industrial property. Unlike FTAs which look for patenting and extending the duration of the patent of inventions that are fundamental for the human health, the preservation of the mother earth and the growth of the developing countries, -many of which have been made with funds or public subventions- the TCP overlaps the right to the development and the health to intellectual property of transnational companies.

19. Adoption of mechanisms that entail monetary and financial independence. Promotion of mechanisms that help to strengthen the financial, monetary sovereignty, and the complementariness in this matter between the countries.

20. Protection of the labor rights and the rights of the indigenous peoples. Promotion of the total use of such and the sanction to the company and not to the country that fails to fulfill them.

21. Publication of trade negotiations in order that the peoples can exert its protagonist and participative role in trade. Nothing of secret negotiations and behind the back of the population.

22. The quality as the social accumulation of knowledge, and its application in the production based on the satisfaction of social needs of the peoples, according to a new concept of quality within the framework of the ALBA-TCP so that the standards do not become obstacles to the production and the trade exchange between the peoples.

23. The free mobility of the people as a human right. The TCP reaffirms the right to free human mobility, with the intention to strength the bndss of brotherhood between all the countries of the world.

Fonte: http://alba-tcp.org/en/contenido/governing-principles-tcp

sabato 17 maggio 2014

La sofisticazione sarà forse figlia dell'interesse

Quando sistemi complessi si spacciano per semplici utilizzando termini ai più non familiari, probabilmente stiamo assistendo ad una sofisticazione della realtà.
Tale sofisticazione si rende necessaria non tanto dalla complessità del sistema ma dalla volontà di rendere quella complessità possibilmente incomprensibile.
Ogni sistema, in essenza riconosciuto, si presenta infatti all'uomo come sistema complesso.
Si pensi al corpo umano o alla  natura del sistema vegetale, animale e minerale in genere.
Ciò non di meno, non vuol dire che debba essere al tempo stesso estremamente complicato nella sua esplicazione... o nell'intuizione del suo funzionamento, diretta o indiretta essa sia.
Nel tentativo di comprenderne razionalmente i principi o percepirne istintivamente i meccanismi relazionali l'essere si inerpica, spesso, in assurdità genetiche e demenziali di propria considerazione al fine di piegarne le volontà alla propria accondiscendenza.
Ecco un termine che tornerà utile ora ed in futuro a Tutti coloro che mirano alla gestione del "potere": Accondiscendenza!
Accondiscendere è infatti un verbo comodo e proficuo per chi ama sofisticare la realtà.
E' comodo per chi delega. E' proficuo per chi esercita!
E' un verbo ecumenico capace di esaltare e demolire, nel medesimo istante, le molteplici personalità che partecipano al divenire sociale.
Più di ogni altra cosa è, però, uno degli strumenti più pratici per l'esercizio del "governo" nei moderni sistemi complessi. Uno splendido strumento messo a disposizione dall'inerzia e dalla riluttanza di ognuno di noi nell'assumersi responsabilità, nelle mani di coloro che ad ogni livello "sfruttano" queste ritrosie e tentennamenti per assuefare il prossimo ai loro condizionamenti quotidiani.

Sovrani.
Sovrintendenti.
Amministratori e Burocrati.
Intercessori, Graduati, Tecnici o Neofiti della Milizia.
Marescialli e Sergenti , Capitani e Tenenti.
Funzionari, Tecnici, Politici, Imbonitori e Mentitori Impertinenti.

Criminali in pectore... organizzati, consociati, socializzati, istituzionalizzati!

Accondiscendere significa lasciarsi imporre, dominare, controllare, ordinare... in tal senso... significa pertanto sottomettere o sottomettersi.

Naturalmente ed imprescindibilmente per certi Impositori ed Inquisitori la "regola" da loro acriticamente imposta è estremamente più essenziale dell'esistenza da altri intimamente incarnata ed auspicata.

E tutto ciò, tutto ciò su espresso e denunziato. Tutto ciò qui esplicitamente richiamato ed evidenziato.
Tutto ciò qui enfaticamente esposto ed articolato... in nome di un dovere che nulla allaccia con la capacità di discernere tra bene e male, tra equo e iniquo, tra giustizia e malafede ma che affonda la propria identità tra le viscere della propria presenza in carne e ossa o presunto e anelato spirito trascendentale!

In altre parole: in nome del Nulla!

René Guénon ebbe a scrivere un tempo: "La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio di ordine superiore. Tale sviluppo materiale, che prosegue ormai da parecchi secoli e va accelerandosi sempre più, è stato accompagnato da un regresso intellettuale che esso è del tutto incapace di compensare..."

La compensazione non è infatti prevista nei sistemi complessi su cui si esercita o tenta di esercitarsi il potere. Poiché la compensazione presume un compromesso tra esigenze di natura diversa che cercano istintivamente un equilibrio.
Nel mondo animale, per come lo "conosciamo", l'equilibrio è dato dalla capacità di sopravvivenza.
Darwin definì questo meccanismo evoluzione e con questo nome scrisse un Best Seller.
L'accademia inconfutabilmente lo premio con un posto nella scienza ed uno nella storia.
Magari, forse, senza porsi troppe domande...inopportune!

Chissà se Guénon sarebbe stato d'accordo con tale assunto.
E più ancora se lo fosse stato qualcun altro di ben più illustre per la "creazione" umana?

Ma queste sono solo mie misere congetture ed argomentazioni "faziose".

Quel che importa ora è volersi esercitare nel misurare la faziosità, ovunque essa si annidi. Ed in questo esercizio è evidente che in pochi si accingono poiché in molti si adeguano od, in altri termini, accondiscendono.

Torniamo quindi ai sistemi complessi ed alla loro presunta incomprensibilità.

Assistiamo inermi a siparietti da salotto confezionati in scatola per contenitori a prova d'urto. Contenitori al riparo delle e non dalle telecamere. Un riparo in effetti che assume un senso opposto rispetto a quello cui saremmo portati a pensare. Perché il senso moderno della realtà è racchiuso nell'esposizione mediatica ove tutto ciò che è contenuto, appunto, esiste e tutto ciò che ne è escluso non ha merito, opinione o riferimento.

L'esclusione equivale all'ignoto e quest'ultimo al vuoto.
Il vuoto cosmico, spesso teorizzato, è un concetto a volte più esiziale che scientifico ma espone altrettanto efficacemente un modello di analisi, presentazione ed interpretazione del tessuto sociale.

L'uomo non si sente partecipe della realtà odierna se non nella misura in cui le sue emozioni riescono a trasporsi nell'intermediazione spettacolarizzata delle "telecamere".

Le emozioni, in tal guisa, assumono spessore solo in termini di emulazione. Perdono ogni sintomo o causa naturale. Acquisiscono rango di sistema giuridico, politico, economico, matematico, scientifico, cinematografico. Le emozioni divengono merce alla stregua di ogni altro elemento misurabile.
L'uomo stesso divien merce alla stregua di ogni altro prodotto modificabile.
Malleabile, poliedrico, polifunzionale ed al limite sostituibile a fine carriera, per usura, obsolescenza o inadattabilità, inadeguatezza, inidoneità ai nuovi sistemi di produzione della realtà stessa.

Siamo commisurati ad oggetti ed in quanto tali ci comportiamo adeguandoci a sistemi complessi che difficilmente comprendiamo e non perché non saremmo in grado di farlo ma per pura smania di deresponsabilizzazione, nell'efficacia eterna dell'accondiscendenza al potere!

Un saluto flemmatico,
Elmoamf

P.S.
Il prossimo approfondimento in merito... A Quando avrò intenzione di scriverlo!

sabato 1 marzo 2014

Rassegnati al "Cosi fan Tutti"... Ovvero l'era moderna del cannibalismo senza scrupoli.

Tratto da un Best Seller di fama mondiale:

"... alla fine l'argomento più persuasivo in favore dell'abbandono della Freedom Charter si rivelò anche il meno fantasioso: cosi fan tutti. Vishnu Padayachee riassunse così il messaggio che la leadership dell'Anc riceveva dai governi occidentali, dal FMI, e dalla Banca Mondiale. Dicevano: Il mondo è cambiato; quella roba di sinistra non vuol dire più niente; questo è ormai l'unico modo di giocare..."

Il problema non giace nelle politiche di sinistra o di destra ma nel corretto utilizzo delle parole rispetto ai fini che ci si prefigge.

La guerra ideologica (The battle of ideas) è combattuta sul campo della persuasione e della persuasività della comunicazione sulle necessità e sulle sensibilità di massa.

L'intento è quello di far passare per "popolari" politiche che sono del tutto antitetiche all'interesse sociale.

La risposta a tale subdolo programma quale può e dovrebbe essere allora?

La presa di coscienza della reale consistenza di tali intenti.

Non mischiamo la demagogia, il populismo e l'ideologia politica rischiando di combattere contro i mulini a vento e per una vittoria di Pirro.

La sfida si gioca su interessi economici di enorme portata che vanno compresi prima ancora che affrontati.

Senza l'arma della concretezza ogni lotta sarà vana e senza riconoscere il velo dell'ipocrisia in chi propaganda la libertà e la gloria, sarà altrettanto vana ogni presunta vittoria o conquista politica... se tale conquista non sarà in grado di tradursi in diritto e dovere sociale.

Condiviso e Solidale!

La lotta è tra Titani ossia tra l'esaltatore di stenti legato alla politica del Trickle Down ed il fautore di utopie legato alla politica della redistribuzione della ricchezza.

So di parteggiare spregiudicatamente per una certa filosofia della società che evidentemente non appartiene alla maggioranza delle elite che dominano il pensiero moderno legato (cappio al collo) all'economia di mercato ed al "vantaggio" (o ricatto?!) del Capitale... ma so che il sacrificio di ognuno sarà propedeutico alla presa di coscienza dell'operato proprio di ogni singolo individuo.

Perché se da un lato è vero che nasciamo soli, nella sofferenza e nel pianto... è altrettanto vero che dal momento della nostra nascita il nostro istinto cercherà l'accoglienza, il calore e la condivisione familiare del prossimo.

Una madre... ed anche un padre... chiamati ad abbandonare il proprio figlio... se l'han fatto per avidità... prima o poi ne pagheranno il conto... se l'han fatto per necessità... prima o poi ne vivranno la sofferenza del rimpianto... se l'han fatto per amore... prima o poi troveranno il modo per ricongiungervisi accanto!




Forse? Molto Forse? Quasi Inverosimile?

"Per-lo-meno" lo si continua a sperare ed auspicare!

Un saluto,
Elmoamf