Paul Craig Roberst affila la penna e avverte la Grande Madre Russia sugli evidenti pericoli che il suo controverso rapporto politico-economico con gli Stati Uniti porta o porterà inevitabilmente con se.
In un recente intervento apparso su Russia Insider sottolinea l'inefficacia e la fallacia di ogni tentativo della diplomazia russa di contrastare solo ed esclusivamente sul piano istituzionale della legge e del diritto internazionale, i sempre più frequenti e pretestuosi attacchi politici provenienti dall'amministrazione americana, inequivocabilmente in balia degli umori guerrafondai dei suoi "untori" Generali (militari e non).
I Falchi di Washington hanno indiscutibilmente proclamato la Russia quale nemico pubblico Numero Uno. Non solo di fronte e ad esclusivo beneficio del popolo americano ma soprattutto ed in prospettiva (definitiva!) rispetto all'opinione pubblica mondiale, con particolare riguardo al proprio vassallo di lungo corso: l'Europa. Quel continente Vecchio e decrepito... stretto tra le maglie soffocanti di una sempre più decadente e deprimente Civiltà Moderna di stampo Occidentale.
Nell'articolo dal titolo:
Il giornalista sottolinea come il vero ed unico motivo per cui gli Stati Uniti necessitano che la Russia giochi l'imprescindibile e storico ruolo del Cattivo è da ricercare nel "sofisticato" e "mastodontico" complesso Militare e della Sicurezza Nazionale, la più influente componente del discusso governo statunitense. Tale intoccabile lobby ha deciso e quindi stabilito che la Russia (per ciò che rappresenta) sia inconfutabilmente il Nemico principale da abbattere, motivo per cui il miliardo di dollari di stanziamento annuale proveniente dal bilancio americano (con tutto il relativo potere discrezionale di utilizzo, giudizio ed esercizio che esso è in grado direttamente ed indirettamente di conferirle) sia altrettanto pienamente giustificato da un simile incombente ed accertato pericolo.
L'arbitrarietà e l'ambiguità attraverso la quale Washington ha condotto ultimamente le proprie azioni si è infatti dimostrata per quella che in effetti sino ad oggi è stata, senza alcun ombra, velo o sorpresa... nella tanto spiacevole quanto grave vicenda della chiusura della sede consolare russa a San Francisco: un'illegale vigliaccata!
"Non c'è dubbio", riporta il giornalista, "che W. abbia violato le protezioni diplomatiche ed il diritto internazionale..." forse per mostrare apertamente all'avversario designato (che per molti versi rappresenta la propria nemesi) che per quanto Egli possa dimostrarsi di essere forte al cospetto dell'opinione internazionale non sarà comunque mai in grado di proteggersi completamente dalla potenza di fuoco di cui l'apparato americano nel tempo si è dotato e dall'autorevole (autoritario) prestigio di cui dispone e che nel tempo si è abilmente costruito nel Consensus globale...
Proseguendo infatti nella disamina... il giornalista sostiene che nessuna norma internazionale e nessuna immunità diplomatica può resistere al volere di W. il quale può violare a suo piacimento ogni diritto senza effettive conseguenze. Il punto di vista di W. è il solo ed unico punto di vista accettabile ed è quel punto di vista a stabilire il diritto stesso. L'effettività pertanto del riconoscimento di qualsivoglia diritto universalmente riconosciuto è letteralmente gettata fuori dalla finestra.
Ed allora perché la Russia continua ad insistere inutilmente nel tentativo di far valere un ormai asfittico principio, in relazione ai suoi rapporti con W.?
Alla luce di siffatte osservazioni, le comprensibili preoccupazioni russe nei confronti dei propri equilibri strategici (politico-economici) con gli Stati Uniti non dovrebbero quindi arenarsi nella sterile ricerca di infruttuose e forse mai raggiungibili soluzioni diplomatiche con l'eterno ed auspicato Partner della post guerra fredda, quanto prendere atto del definitivo riconoscimento e magra consapevolezza del ruolo che Essi stessi per primi gli hanno forzatamente ed ingiustificatamente assegnato, in questa folle corsa che la lobby guerrafondaia d'oltreoceano ha illogicamente intrapreso.
Conclude cinicamente Roberts con due ficcanti osservazioni che chiamano in causa la presunta inerzia dell'ostinazione russa sul terreno dei legami economico-commerciali e della conseguenziale ed inevitabile diplomazia internazionale mediata da istituzioni e corti di giustizia (politico-amministrativa) transnazionali.
La prima conclusione mette in guardia la classe dirigente di Mosca sul rischio indiretto che ogni investimento economico sul suolo americano possa rivelarsi al fine un boomerang, in quanto passibile o plausibilmente funzionale nell'esito e nell'utilizzato... deliberatamente come efficacie arma politica di ricatto.
La Russia in realtà non ha bisogno dei capitali americani come sembra (erroneamente e diversamente) credere invece la Banca Centrale del paese, evidentemente sotto la pressione di un reiterato e pluriennale lavaggio del cervello da parte del Consensus internazionale, eterodiretto dall'establishment finanziario delle lobby multinazionali di Marca e Sentiment occidentale.
Il secondo riguarda direttamente il rischio dell'aggressione ovvero della minaccia militare, anche solo paventata o sottilmente veicolata... imposta attraverso sublimi strategie di accerchiamento, aggiramento e blocco delle potenzialità del Nemico. Un rischio che coinvolge allo stesso modo e con la stessa intensità e supponenza l'altro gigante dello scacchiere internazionale: la Cina.
Secondo P. Craig Roberts la "crisi coreana" non riguarda affatto la Corea del Nord. In verità trattasi solo di uno specchietto per le allodole capace di giocare un ruolo determinante nei progetti sempre più esasperati dal delirio di dominio e onnipotenza... a tutti i costi... perseguito dal W.Consensus.
L'orchestrazione da manuale della dissennata insidia nucleare, potenzialmente omni-distruttiva dell'intera Civiltà, messa in atto dall'additato (naturalmente utile per l'occasione) dittatore di turno nel geograficamente preciso contesto asiatico risulterà essere indubbiamente funzionale alla possibilità di installare basi di missili altrettanto nucleari esattamente al confine con la Cina.
Proprio come, allo stesso modo, la presunta e precedente "crisi iraniana" fu l'utile scusa per installare le medesime basi strategiche sul confine Russo.
Sia la Russia che la Cina non possono sacrificare la loro indipendenza e la loro identità nel nome di una marginalità internazionale ed in nome di fragili quanto non garantiti rapporti commerciali che lasciano indubbiamente il solo tempo che trovano.
Non v'è spazio per un altro (secondo o terzo) unico ruolo di potere nell'immaginario occidentale che non sia ricoperto ed interpretato dagli acclamati Stati Uniti... ed allora quale seria e concreta ostinazione possono giustificare la costantemente percepita... passiva reazione Russo-Cinese?
Un atteggiamento incomprensibilmente accondiscendente ed ambiguo nei confronti del potere espresso da W. da parte di entrambe le Nazioni continentali euro.asiatiche (le uniche al momento realmente capaci di circoscriverne l'unilateralismo americano rispetto alla governance degli assetti e degli equilibri globali) che può generare solo ulteriore, complice e controproducente, confusione...
Finendo per favorire, tristemente e paradossalmente, il serio e reale scenario guerrafondaio... inconsciamente o scientemente perseguito dai Generali del Pentagono.
Quello scenario che ognuno di Noi continua ingenuamente a relegare nell'estrema fantasia dei logorati rapporti geopolitici... frutto più di fiction mediatica che di sostanza vera e propria... in un mondo che tutto sommato continuerà sornione ad andare avanti nonostante le fastidiose scosse ed involuzioni.
Prima dei saluti, c'è spazio certamente per altre conclusioni: sono così veramente ingenue le classi dirigenti Russo-Cinesi?
Io non credo... e l'ultimo vertice dei BRICS come il recentissimo Eastern Economic Forum tenuto a Vladivostok stanno lì puntualmente a dimostrarlo.
Un nuova alba inevitabilmente si affaccia all'orizzonte e starà solo ed unicamente a Noi... ovvero agli uomini dotati di capacità critica ed emancipata consapevolezza... la forza di coglierla e comprenderla nella sua essenza e sostanza.
Un saluto.
Elmoamf
P.S.:
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