In un epoca che non accetta alcuna analisi equilibrata o dissenso costruttivo... spesso diviene inutile interloquire.
Ciò nonostante, a volte risulta salutare tentare almeno di evidenziare, con il necessario distacco, la tremenda follia che ci circonda.
Dipanata tra stoltezza incoerente ed ingenua, perbenismo opportunista e conformista, sociopatia delirante e protofobia, ipocondria collerica.
Orbene tutte patologie direttamente discendenti dalla polemica inutile, acerba, arida e fine a se stessa.
Ora qualè l'ultimo oggetto del contendere?
Il russofobismo!
E perché?
Perché in un mondo perfettamente descritto come un serial spettacolare, gli sceneggiatori hanno già deciso a prescindere chi siano e saranno i buoni da osannare e chi i cattivi da perseguire ed additare. Da mettere alla gogna e condannare senza contraddittorio.
Ecco allora che, in questo o quel pezzo di mondo oramai privo di qualsivoglia capacità ed indipendenza critica, di forza emancipatoria, di consapevolezza personale e sociale... si fa la corsa a chi, appunto, si erge come primo e miglior paladino protagonista degli eventi che lo spettacolo ovvero lo sceneggiatore stanno principescamente allestendo.
In una sorta di cast e provini allo sbaraglio, senza fiato e colpo ferire.
Arriviamo quindi a ragionare sull'ultimo (in ordine di tempo e cialtronesca bufera) oggetto del contendere:
La fiera del libro di Bologna...
Riflettendo su affermazioni ridicole come: "se hai letto l'articolo ti saranno chiare le ragioni".
Quali ragioni?
Ci si dovrebbe chiedere.
Quelle escludono?
Quelle eliminano un pezzo di cultura perché proveniente da un paese che si è ritenuto di condannare secondo ragioni che (comunque le si voglia leggere ed analizzare) restano in ogni caso di parte?
Quale differenza vi è tra questa decisione e quella di altri che bruciarono libri in un rogo perché portatori di istanze e culture alla reggenza e dirigenza non gradite?
Ergersi su di un piedistallo buonista ritenendosi sopra il giudizio morale degli altri perché ipoteticamente si ritenga di esser iscritti (indelebili) nel sacro libro dei buoni ... denota non solo superbia ma una profonda ed amara stoltezza.
Arriverà il giorno in cui, nostro malgrado, saremo iscritti diversamente e d'ufficio nel libro dannato e affatto santo dei cattivi.
E nessuna scusa o ammenda potrà esser fatta valere... se chi lo avrà deciso seguirà gli stessi parametri ottusi e perbenisti che oggi i carneadi di turno si affannano con zelo e solerzia ad applicare!
(Elmoamf)
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