mercoledì 21 novembre 2012

Abbozzo di programmi e nuove concezioni della comunità socio economica

Mi espongo direttamente in questo frangente, per portare all'attenzione di quei miei esigui lettori...
Un programma d'azione socio politica che sta nascendo silenzioso, paziente e con tanta speranza di far breccia nelle persone di buona volontà.
Come già sottolineato a riguardo, questo dovrebbe essere il tempo di agire in prima persona.
Senza delegare ad altri le ns decisioni, comprensioni od azioni in merito alla realtà che ci troviamo a vivere e dover affrontare.
Allo stesso modo e nello stesso tempo, ritengo sia necessario coinvolgere e far convergere gli individui, che tentano di emanciparsi da una vita buia fatta di stenti, assuefazione, ricatti ed accondiscendenza, su di un obiettivo comune.
Un obiettivo volto alla comprensione di alcuni parametri di fondo del ns asservimento al dominio globale e conseguentemente alla comprensione personale di come farvi fronte e contestualmente reagire.

Pertanto, ritengo opportuno estrapolare il seguente scritto programmatico da un articolo tratto dal Blog:




Pur essendo, magari, ognuno di noi critico nei confronti di taluni, inclusi o non inclusi, punti.
O magari essendo ognuno di noi in accordo o disaccordo con gli stessi.
Ciò che importa è prenderne coscienza e successivamente rifletterci sopra, affinché la ns non sia un vuota opera e presenza nel palcoscenico della miserevole vita, ma sia piuttosto una partecipazione critica e consapevole nei confronti di una crescita individuale e condivisa e sperabilmente soddisfacente per ognuno.

Pertanto ed opportunamente eccovi di seguito l'estratto, con al termine la fonte.

Per l'intanto un saluto ed un auspicio di buona sorte,
Elmoamf


Bozza provvisoria di Programma Economico


La Moneta è un Bene Comune Astratto, come la Giustizia o l’Uguaglianza o la Libertà, che appartiene al popolo, il quale la utilizza e ripartisce nei limiti e nelle forme stabilite dalla Costituzione e dalle normative vigenti. La Moneta Comune serve a quantificare ilvalore intrinseco della Ricchezza reale e finanziaria prodotta da tutti i cittadini del paese: il lavoro, le competenze, le qualifiche, la formazione, i beni, i servizi, la coesione e lo stato sociale, i diritti, le tutele assistenziali e previdenziali. La moneta fisica scelta volta per volta da uno Stato per esercitare, dirimere e contabilizzare le sue funzioni rappresenta solo una modalità convenzionale per misurare e valorizzare la vera Moneta Comune di un paese, la sua reale Ricchezza. Sono i comuni cittadini di uno Stato a dare valore ad una certa moneta fisica piuttosto che ad un’altra, accettando il suo utilizzo e la sua circolazione come mezzo di pagamento e unità di misura del valore dei beni reali e finanziari scambiati. Senza questa preventiva legittimazione popolare e democratica, peraltro rafforzata dalcorso forzoso e dagli obblighi fiscali imposti dallo Stato, nessuna moneta nazionale avrebbe oggi la possibilità di essere accettata incondizionatamente dai cittadini, perché dal 1971 in poi, con la fine degli Accordi di Bretton Woods, le monete internazionali non hanno più un loro valore intrinseco, sostanziale diverso dall’unico valore scritturale, fiduciario di cui sono portatrici. La moneta fisica quindi è una pura convenzione ideale, figurata senza alcun reale sottostante materiale, a parte il valore trascurabile degli impulsi elettronici dei depositi bancari o la carta e il metallo di cui sono fatte le banconote e gli spiccioli. Continuare a trattare la moneta come un bene a se stante o una riserva di valore, indefinitamente accumulabile, intercambiabile e negoziabile con gli altri beni o titoli finanziari, contribuisce a creare fraintendimenti e ambiguità, che alterano il normale e corretto flusso degli scambi commerciali e privano molto spesso la cosiddetta “economia reale” dei mezzi necessari a misurare e quantificare i pagamenti. Storicamente questo cattivo utilizzo della moneta fisica è andato di pari passo con gli sviluppi della scienza finanziaria e a tutto vantaggio dei soli operatori privati dei mercati finanziari che hanno avuto e hanno continuo bisogno di masse enormi di liquidità a rischio nullo per rinnovare senza limiti di spazio e di tempo i loro debiti irredimibili e rendere negoziabili all’infinito i loro titoli spesso spazzatura, perchè non più direttamente legati e univocamente identificabili con un sottostante bene o attività reale. 

Partendo da questa premessa, noi chiediamo che sia lo Stato l’unico e insindacabile fornitore dei mezzi di pagamento utilizzati dai cittadini, al fine di valorizzare equamente e correttamente la Ricchezza reale e finanziaria del paese. Noi chiediamo che sia un Ente Pubblico (la Banca Centrale Nazionale), direttamente collegata e subordinata alle istituzioni democratiche dello Stato, e non più un organismo privato, autonomo e indipendente (la BCE), a gestire il processo di creazione, emissione e circolazione della massa monetaria utilizzata dai cittadini. La Banca Centrale dovrà fornire periodicamente a costo nullo allo Stato, in base all’andamento dei principali indici economici monitorati (disoccupazione, sviluppo sostenibile, inflazione, bilancia dei pagamenti con l’estero), i mezzi di pagamento necessari, sotto qualsiasi forma (moneta elettronica, banconote, monete metalliche), con l'unico scopo di favorire gli scambi commerciali ed agevolare l’equa redistribuzione della ricchezza all’interno dei confini nazionali. Nessuna banca commerciale privata potrà arrogarsi autonomamente il diritto e il privilegio, come accade oggi, di creare dal nulla nuova moneta circolante attraverso la concessione di prestiti alla clientela e l’apertura di nuovi depositi monetari informatici, limitandosi invece alla sola attività di intermediazione del credito fra i risparmiatori e i prenditori di fondi. La Banca Centrale pubblica avrà il ruolo di vigilare, controllare, regolamentare il settore bancario privato, garantendo la stabilità finanziaria della nazione attraverso opportune operazioni interbancarie di sostegno agli istituti creditizi e la definizione periodica di un tasso principale di riferimento a cui dovranno essere remunerati gli scambi monetari e finanziari. In caso di perdurante difficoltà finanziaria di una banca privata dovuta a cattiva gestione dei risparmi, sarà la Banca Centrale stessa a gestire temporaneamente i bilanci della banca (nazionalizzazione), fino a quando i conti non saranno di nuovo in ordine e la banca potrà essere ricollocata sul mercato.

Noi chiediamo che venga attuata una vera e propria controriforma bancaria, affinché i grandi gruppi finanziari italiani vengano di nuovo smembrati in piccole entità nazionali e locali più aderenti alle esigenze del territorio in cui operano. Innanzitutto bisogna ristabilire una netta distinzione fra le banche commerciali, specializzate nell’attività creditizia, e banche d’investimento, più marcatamente focalizzate nella compravendita di titoli obbligazionari e azionari. Le banche commerciali dovranno fornire ai risparmiatori il servizio di raccolta e custodia dei depositi, utilizzando per i prestiti solo la parte dei fondi che i depositanti avranno volontariamente e preventivamente autorizzato a questo scopo, condividendo con la banca sia i profitti che le eventuali perdite di gestione. Il sistema truffaldino della riserva frazionaria, attraverso il quale le banche hanno impunemente continuato a creare denaro dal nulla, deve essere abolito perché non più necessario a garantire la copertura dei depositi in un regime monetario totalmente fiduciario. Le banche d’investimento, oltre alle normali attività di collocamento, fusione o scorporazione aziendale, avranno il compito esclusivo di raccogliere quella parte di risparmi indirizzati all’acquisto di titoli finanziari italiani ed esteri, con la dovuta e necessaria regolamentazionedel settore degli strumenti derivati e dei titoli cartolarizzati. A differenza delle banche commerciali, le banche d’investimento avranno maggiori concessioni riguardo all’utilizzo e alla circolazione dei capitali internazionali, fermo restando l’obiettivo prioritario di mantenere un adeguato equilibrio nella bilancia dei pagamenti con l’estero.

La nuova base monetaria nazionale potrà essere introdotta all’interno del circuito economico nazionale soltanto attraverso lo strumento della “Spesa Pubblica” dello Stato, in accordo con le reali esigenze di nuovi mezzi di pagamento da parte del mercato. Questi nuovi fondi pubblici saranno privi di debito all’emissione e dovranno essere utilizzati innanzitutto per garantire il principale obiettivo di politica economica dello Stato: la piena occupazione. Lo Stato dovrà comportarsi come un datore di lavoro di ultima istanza, per assorbire i disoccupati nei periodi di recessione economica da impiegare in lavori socialmente utili, formazione, ricerca. Con opportuni incentivi e piattaforme di scambio, questi lavoratori saranno invogliati ad accettare impieghi più remunerativi nel settore privato quando il ciclo economico sarà di tipo espansivo. In ogni caso lo Stato assicura un salario minimo garantito a tutti gli inoccupati o disoccupati finché questi ultimi non troveranno un impiego o nel settore pubblico o nel settore privato. Stato e Mercato devono agire in totale simbiosi ed armonia, evitando a monte qualsiasi tipo di conflitto. Gli investimenti a lungo termine dello Stato saranno indirizzati principalmente verso quei settori o ambiti di ricerca che sono ritenuti scarsamente profittevoli o troppo rischiosi dagli investitori privati: ricerca medica, biologica, chimica, sviluppo ecosostenibile, risparmio energetico, tutela del territorio, infrastrutture, messa in sicurezza degli edifici, patrimonio artistico, attività culturali. Non avendo più particolari necessità di bilancio pubblico da rispettare e potendo usufruire senza limiti della sua moneta priva di debito, lo Stato dovrà utilizzare lo strumento della tassazione progressiva per evitare con largo anticipo qualsiasifenomeno di tipo inflazionistico (qualora fossero state già raggiunte le condizioni di piena occupazione e saturazione di capacità produttiva, per cui un aumento di moneta circolante possa davvero essere causa di inflazione) e consentire una migliore redistribuzione dei redditi. A sua totale discrezione, lo Stato potrà collocare tramite asta titoli pubblici privi di rischio, che serviranno a stabilizzare il mercato finanziario, ad evitare la creazione di nuova base monetaria e a reperire fondi già circolanti sui mercati dei capitali internazionali.

Lo Stato, in perfetta sinergia con il suo tessuto produttivo, dovrà garantire nel tempo un equilibrio stabile e duraturo della bilancia dei pagamenti con l’estero, favorendo una maggiore diversificazione della produzione interna e limitando le importazioni ai soli beni e servizi non sostituibili. Essendo riconosciuta la carenza di fonti energetiche primarie, come petrolio e gas naturale, lo Stato dovrà impegnarsi nella stesura di un piano energetico nazionale che incentivi adeguatamente la produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaica, eolica, biomasse etc) e riduca al minimo l’utilizzo di fonti non rinnovabili di energia. Per limitare i consumi di idrocarburi, lo Stato in accordo con le aziende nazionali del settore dovrà investire in un piano industriale di lungo periodo che incentivi la mobilità sostenibile e la produzione in serie di veicoli a trazione elettrica, magnetica o solare. Il progetto energetico ed industriale dovrà comprendere anche una ridefinizione del ciclo integrato dei rifiuti, che oltre al recupero degli scarti dovrà fornire combustibili organici alle centrali termoelettriche. In caso di perdurante disavanzo delle partite correnti con l’estero, lo Stato potrà applicare adeguati controlli sulla circolazione dei beni e dei capitali o forme di protezione e tutela delle proprie produzioni interne rispetto ai concorrenti esteri che non rispettano le basilari norme sindacali o specifiche qualitative di produzione. La Banca Centrale potrà all’occorrenza agire sulla leva della flessibilità di cambio per ristabilire un maggiore equilibrio dei bilanci con l’estero. Nelle sedi opportune, lo Stato italiano solleciterà la creazione di un’unità di conto internazionale che dovrà sostituire il dollaro come moneta di riserva internazionale e impedire la nascita di una nuova moneta nazionale di riserva, legata ad uno o all’altro paese egemone o emergente. Questa moneta di conto internazionale servirà per misurare tutti gli scambi transfrontalieri e per gestire una camera di compensazione fra i debiti e i crediti incrociati dei vari paesi mondiali, in modo da supportare la ricerca dell’equilibrio interno anche a livello esterno e globale.

Avendo ormai appurato, dopo un trentennio di malversazione e declino, che non esistono in Europa le condizioni per la nascita di un tale Stato democratico e le premesse per una gestione razionale dell’economia, l’Italia dovrà chiedere l’immediata rinegoziazione unilaterale di tutti i Trattati Europei e un’uscita anticipata e organizzata dalla zona euro. In questo modo l’Italia non solo potrà recuperare il pieno controllo della propriasovranità politica, economica, monetaria, ma potrà limitare al massimo gli enormi costi umani e sociali derivanti dal processo di frantumazione dell’area euro già in corso e ormai irreversibile. In un secondo momento, l’Italia potrà definire nuovi accordi bilaterali o multilaterali con gli stati europei, sulla base dei trattati dell’Unione Europea già esistenti, per mantenere pacifici rapporti di vicinato ed evitare inutili e dispendiose diatribe commerciali con i paesi limitrofi. Noi crediamo che il nuovo processo di aggregazione dell’Unione Europea, qualora ci sia davvero la volontà politica di perseguirlo, debba basarsi su un altro percorso, che includa in primo luogo l’armonizzazione delle norme giuridiche, amministrative, fiscali, contrattuali, scolastiche e solo alla fine di questo lungo processo, quando l’unità politica, economica, sociale, culturale, linguistica tra i paesi membri sarà effettivamente raggiunta e consolidata, si potrà riprendere in considerazione l’opportunità di introdurre la moneta unica come ultimo passaggio spontaneo di un serio programma democratico e condiviso di integrazione. Cercare invece, come è stato fatto, di imporre dall’alto, con raffiche di direttive, ratifiche, accordi intergovernativi e sovranazionali, un’accelerazione innaturale al processo di unificazione introducendo prima una moneta unica e costringendo poi i singoli paesi membri ad adattarsi surrettiziamente ai cambiamenti, è stato un errore drammatico e colossale, che ha creato e continua a creare conflitti interni ed esterni tra i popoli europei. Evidentemente i paesi, le strutture politiche ed economiche, i cittadini non erano ancora pronti e preparati per affrontare le conseguenze di una simile forzatura economica, che eliminando il meccanismo spontaneo di aggiustamento del tasso di cambio consente di bilanciare eventuali squilibri commerciali e finanziari tra i paesi membri agendo unicamente sulla svalutazione interna dei salari e dei prezzi. 

L’economia, così come la politica, è una disciplina sociale e discrezionale di organizzazione e allocazione ottimale delle risorse complessa e articolata che va governata, gestita, monitorata, rettificata giorno per giorno per ottenere le migliori prestazioni dalle nostre potenzialità umane e produttive e il maggiore beneficio collettivo per la società. Immaginare invece di stabilire a monte vincoli, limiti, parametri quantitativi completamente insensati e distanti dalla realtà e pensare che sia poi l’ingovernabilità del libero mercato o il caos indistinto della legge del più forte a dettare le regole e stabilire gli equilibri sociali, è un atteggiamento retrogrado,primitivo e antiumano da cui prendiamo nettamente le distanze. Dopo aver assimilato bene questofondamentale cambio di paradigma culturale di cui dobbiamo essere partecipi e promotori, non esisterà più alcun limite o obiettivo economico che l’umanità non potrà raggiungere e superare con tutti gli strumenti fiscali, finanziari, politici a disposizione. Il progresso umano, civile, scientifico o economico che sia, nasce sempre dallasintesi e dalla ricerca di armonia ed equilibrio tra elementi spesso contraddittori e discordanti, non dallo scontro brutale fine a se stesso che aumenta indefinitamente gli squilibri, i conflitti e le disuguaglianze.

Fonte

Un grazie sincero x l'apporto e l'approccio intellettuale e costruttivo dell'autore del Blog Tempesta Perfetta.

Ancora un saluto,
Elmoamf

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