giovedì 27 settembre 2012

Commenti ed Interlocuzioni o Abrasioni dalla realtà

Potrei riproporvi una serie di commenti grazie ai quali oggi potrei ritenermi prolifico, nonostante il non troppo od assiduo tempo a disposizione.
La voglia di esser altro...o volgarmente di distinguermi rispetto ai ben amati (da me per primi) altrui blog...
Giace forse nella eccessiva necessità di originalità.


Ecco la mia necessità giace nel pubblicare qualcosa che necessariamente apporti un mio commento a riguardo.
Una pratica che certamente rappresenta un limite di comunicazione...per chi spesso concepisce l'informazione come una normale e naturale o comune ed acquisita esercitazione della realtà accertata ed accettata...ad ogni livello o diagnosi!
Eppure in tale limite mi accingo e mi ostino.
Svariati sono gli argomenti su cui mio malgrado ho sentito l'impulso d'intervenire.
Svariate, parallelamente ma non troppo, sono le difficoltà che ognuno di noi si prefigge di affrontare e speranzosamente superare...nella sua umile ed incondizionata fragilità: materiale ed intellettuale.



E' su questo punto che batterò il mio petto ed idealmente infrangerò il mio nome.
In nome e per nome di ognuno di Noi che legittimamente potrà ritenersi "escluso"!

Soggiaciamo spesso ed inevitabilmente all'altrui pensiero.
Per ignoranza, per intercessione, per semplice approssimazione ed assuefazione.
Il ricalcolo matematico e la matematica ripresentazione degli stessi termini non fa altro che confermare una dinamica acquisita da chi gestisce le effettive leve del potere.

Per tale motivo sento il bisogno di esprimere qualcosa di personale.
Non solo per me, che sarò li ad usufruirne, ma per ognuno di Noi che forse rimarrà lì a leggere.

Non perdiamoci nelle inezie e non diamo troppo credito al ns interlocutore, anche quando questo dovesse essere effettivamente ed eccessivamente troppo autorevole.

La conoscenza o meglio la consapevolezza giace dentro di noi!

Aspetta solo di esser scoperta...!

Ed al tempo assimilata!

Un caro saluto,

Elmoamf

mercoledì 26 settembre 2012

La patina hollywoodiana sui concetti affettivi e familiari

Mi sento in vena di riproporre qui un mio commento trascritto e lasciato sul sito di mia "commentitudine" tradizionale. D'altronde non è stato questo uno dei motivi per cui il presente ed anomalo Blog è nato e continua suo malgrado a perpetuarsi?
Il commento...l'opinione... gran cosa nei meandri del viver quotidiano, alienante e disarmante!
Lasciati a se stessi ed in balia dell'onda anomala che tutto...spolvererà via: improvvidamente...improvvisamente ci animiamo!
L'anima d'altronde è il ns spettro e la ns nemesi, da perfetti interpreti di ruoli a noi personalmente non conformi e maldestramente cuciti addosso!

L'articolo è tratto come di consueto da http://www.stampalibera.com/ e porta il seguente titolo:
Un articolo di Marco Cedolin di cui la fonte (non me ne vorrà l'autore originario) mi è ora difficoltosa la ricerca o la ripresa. Son certo però della Sua comprensione come sarò certo della Sua approvazione (!?!)
Qui di seguito, di conseguenza, l'articolato effluvio...partendo da un immagine per me alquanto esplicativa:


"....I dati contenuti all’interno del nuovo rapporto del Censis rappresentano lo spunto, come già accaduto in passato, affinché tanta buona stampa possa trastullarsi nel denigrare gli italiani “bamboccioni”, troppo legati alla famiglia, non sufficientemente globalisti e ancora scarsamente appiattiti sul modello americanoche, a detta loro, rappresenterebbe il perfetto esempio di una società matura, efficente ed impermeabile a qualsiasi tipo di sentimentalismo.
Stando alle cifre fornite dal Censis un terzo degli italiani abita con mamma e papà, oltre il 40% vive all’interno di un raggio di mezz’ora di camminata dalla casa dei genitori, raggio all’interno del quale il 54% degli italiani ha anche i propri parenti stretti. E questo non vale solamente per i giovanissimi, bensì anche per gli adulti. Come se non bastasse oltre 7 milioni di italiani portano al lavoro il pranzo preparato in casa. Passano mediamente circa un’ora al giorno davanti ai fornelli, facendo si che la preparazione dei pasti assorba mediamente per una donna 21 giorni “lavorativi” l’anno. Circa 21 milioni d’italiani preparano in casa alimenti come yogurt, pane, gelato o conserve e di questi la metà lo fa regolarmente…..

Circa l’85% degli italiani continua a fare la spesa alimentare sotto casa, nei piccoli antieconomici negozi di quartiere e la maggior parte delle persone fanno i propri acquisti all’interno di un’area di una ventina di minuti di camminata dalla propria abitazione. Le mamme che lasciano il lavoro a causa della nascita di un figlio sono aumentate dal 2% all’8,7% e circa il 36% delle donne in età feconda si dedica alla propria famiglia risultando perciò inattiva.

In pratica gli italiani stentano ad uniformarsi al modello della globalizzazione che pretende l’eutanasia di ogni identità, famiglia, comunità, nazione e faticano non poco a rompere tutti i legami con le tradizioni, diventando parte integrante di una società che li vorrebbe sempre più individui atomizzati senza lacci o lacciuoli di sorta. Anzi in alcuni casi, invece di procedere sulla strada del “nirvana”, sembrano perfino tornare sui propri passi, mostrando nostalgia di quel passato che nel modello progressista equivale ad una iattura dalla quale allontanarsi al più presto.

Molti degli atteggiamenti stigmatizzati attraverso le cifre offerte dal Censis possono venire direttamente ricondotti alla crisi economica che strangola il paese e perfino i giornalacci mainstream non possono evitare di metterlo in evidenza. Dal momento che la maggior parte dei giovani è senza lavoro o lavora percependo salari ridicoli (buoni forse per l’aperitivo e le sigarette) sarebbe impensabile che costoro carezzassero l’idea di lasciare la famiglia e costruirsi una vita indipendente. Se la maggior parte delle famiglie non riesce ad arrivare a fine mese pur lavorando è naturale che l’imperativo sia quello vivere nelle vicinanze dei genitori/nonni che molto spesso rappresentano l’unica ancora di salvezza per la gestione della prole. Se il conto in banca è perennemente in rosso non può stupire il fatto che una persona si porti al lavoro il cibo cucinato in casa, anziché spendere una ventina di euro per pranzare al baretto accanto all’ufficio e così via discorrendo.

Molti altri invece sembrano essere rappresentativi di una certa idiosincrasia degli italiani nei confronti dell’appiattimento su una cultura di derivazione a stelle e strisce che di fatto non appartiene loro e della scarsa propensione a tagliare ogni radice culturale che fa parte del proprio dna.

Ma leggendo il tenore delle riflessioni portate dagli imbrattacarte sui fogli del mainstream non si può evitare di porsi una domanda. Crisi economica a parte sono davvero così drammatici e deprecabili gli atteggiamenti stigmatizzati attraverso i dati del Censis? Davvero la “non famiglia” per costruire la quale stanno lavorando da decenni i mentori del progresso, con tutti i famigliari che vivono a centinaia di km l’uno dall’altro e magari si ritrovano una volta l’anno davanti al tacchino del ringraziamento, con 10 soli minuti al giorno passati davanti al forno microonde, con le alette di pollo mangiate in ufficio dentro al cartoncino (ma non portate da casa), con la spesa fatta ogni due settimane (magari con l’ausilio dei coupons) nell’ipermercato a 2 ore di auto da casa e con le mamme che mai si sognerebbero di “sprecare” ore di lavoro per stare insieme ai propri figli, sarebbe una famiglia migliore?...!

E' qui che intervengo con il mio solito e spocchioso commento che con sommo piacere ripropongo, naturalmente partendo dalla seguente immagine:



"La cinematografia Hollywoodiana in questo è maestra! Tempo fa ho avuto modo di apprezzare con curiosità uno delle tante quanto interessanti pellicole di G.Clooney.
Premetto, come già asserito in passato, di non essere un estimatore né tanto meno un denigratore della TV (ripetendo costantemente il mantra del mezzo: “il mezzo è freddo! E’ l’utilizzo del mezzo che va messo in discussione”).
In tale pellicola l’affascinante George pontificava con il suo personaggio… una vita edificata “sulle nuvole”. Libera da legami e responsabilità affettive. Una vita racchiusa in una 24 ore stile trolley. Nella vana ricerca della felicità, l’anonimo George (per la famiglia) ed il celeberrimo George per le Compagnie Aeree…tagliatore di teste in un economia globalizzata in crisi di liquidità e valori umani…scopre il suo amaro destino: la solitudine!
Le pellicole anglo-americane ed occidentali in genere ci mostrano sovente giovani privi di una reale famiglia. Circondati da altri giovani in un mondo precocemente adulto. Un mondo privo di riferimenti affettivi effettivi… in cui il buonismo edulcora ogni difficoltà o controversia relazionale. Un mondo in cui è normale esser soli ma in cui allo stesso tempo e modo si anelano relazioni affettive. Queste ultime basate quasi esclusivamente sul sentimentalismo, idealizzato e disegnato come in una novella di Rosamunde Pilcher, o meglio…pardon…calato in un lungometraggio alla Nora Ephron o più ancora in una sit-com alla Friends. Con le eterne (forse ex) fidanzate d’America: Meg Ryan e Jennifer Aniston, a far da sfondo in una società filtrata dal multicolore sfumato delle telecamere e dalle scenografiche atmosfere che si sostituiscono alla sostanza crudele della realtà.
Questo è il format della famiglia o più precisamente degli affetti (di ogni tipo…dagli amicali, agli affini, ai familiari) che ci si è accinti e prodigati a trasmettere mediaticamente…
Il male non giace però, a mio avviso, nella propaganda ma nell’assuefazione.
Ognuno dovrebbe essere responsabile ed artefice della propria autonomia ed emancipazione.
E non si può puntare il dito contro il sistema se per primi non si è in grado di rendercene indipendenti.
E di esempi di assuefazione ognuno di noi sarebbe in grado di esprimerne a centinaia…di migliaia!
Come ho avuto modo di asserire anche in passato: l’ignoranza è una brutta bestia ma ci pregiamo di esserne vittime/protagonisti consapevoli!"

E con questo mi congedo.
Un saluto piacevole,
Elmoamf

domenica 23 settembre 2012

RISCOPRIRE LA CANAPA: UN MATERIALE UNIVERSALE

Volendo essere tenaci, non mollando mai la presa, si riesce come l'acqua (con la goccia ed il lavoro dei secoli) ad erodere montagne e far breccia nel granito.

Riscoprire e valorizzare le qualità della canapa rientra evidentemente in questa categoria di pensieri ed azioni. Mai arrendersi e mai dare nulla per scontato. Il tempo e la determinazione, l’inventiva e l’audacia aiutano coloro che non perdono mai il vizio (nel bene o nel male) di sognare!

Di seguito Vi propongo un articolo apparentemente datato, di recente riproposto nel sito http://ilfattaccio.org

Al tempo stesso, per rimanete in tema e tenerci un poco più aggiornati, segnalerei come approfondimento anche il seguente articolo:

La casa biocompatibile in calce e canapa di Equilibrium al Made Expo
Direttamente dal Blog http://www.ecoblog.it/

Buona lettura,
Elmoamf


COSTRUIRE CON LA CANAPA

MATERIALE NATURALE PER LA BIOEDILIZIA


LA BIOEDILIZIA NON E’ SOLO RISPARMIO ENERGETICO
ma anche salubrità del costruito ottenuta attraverso l’utilizzo di materiali naturali. Costruire con fibre vegetali comporta molteplici vantaggi di carattere ambientale, ma anche etico, sociale ed economico. Fra tutti i materiali naturali, la canapa è uno tra quelli che offre i risultati migliori. Questo vegetale, infatti, è di semplice coltivazione, poiché ha una rapida crescita, un basso consumo di acqua e rarissimi attacchi parassitari, e una volta lavorato è ottimo per sostituire legno, vetro ed inerti per la composizione di vari materiali, poiché è refrattario a muffe ed insetti, ottimo contro gli incendi, leggero e ricco di silice. Ma soprattutto, la canapa è un materiale “carbon negative”, che sintetizza il carbonio e riduce le emissioni di CO2 nell’ atmosfera; quindi rende gli ambienti in cui è applicata più salubri ed abbatte anche le emissioni inquinanti del processo edilizio.

LA STORIA DELLA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA IN ITALIA
Forse non tutti sanno che la canapa, materiale dalle mille utilità, è fortemente radicata nella nostra tradizione. Già Leon Battista Alberti, nel “De Re Aedificatoria” ne enunciava l’utilità nell’edilizia poiché, aggiunta alle malte ne migliorava le qualità. Fino a pochi decenni fa l’Italia era il secondo produttore mondiale di cannabis sativa, la tipologia non psico-attiva più adatta agli usi domestici; nei tempi in cui questa pianta era una risorsa sia nel settore tessile che per la vita quotidiana delle persone. Poi il tessile è entrato in crisi, prima ancora di altri comparti; l’impossibilità di competere con i mercati asiatici esordienti ha fatto si che l’uso e la coltivazione della canapa cadessero completamente in disuso nelle nostre zone. Una decina d’anni fa l’Unione Europea ha attivato dei finanziamenti destinati alla reintroduzione della canapa da fibra e, di seguito, alla costituzione di filiere di prodotti derivati, specialmente nel settore no food.

GLI USI DELLA CANAPA IN EUROPA
La Germania ha subito inserito la canapa nella sua filiera produttiva di punta, sviluppando materiali per il settore automobilistico, come fibro-resine, plastiche e imbottiture, oggi utilizzati da tutte le sue maggiori case produttrici. La Francia, invece, si è concentrata sulle malte fibro-rinforzate, brevettando alcune tecniche: una per “mineralizzare” la canapa ricoprendola con silice al fine di renderla impermeabile all’umidità e poterla così utilizzare come isolante; un’altra per mescolare la canapa con calce naturale ed acqua per ottenere un composto simile al cemento, con una consistenza granulosa simile al sughero; un’altra ancora per utilizzare canapa non trattata assieme a calce per intonaci. In Italia la canapa è stata reintrodotta in due settori strategici: il tessile e l’edilizia.

LA CANAPA E L’INDUSTRIA TESSILE
L’industria del tessuto ha visto l’interesse e l’impegno di grandi nomi dell’imprenditoria, in testa il gruppo Armani, con la produzione di un’intera linea di abiti in canapa, nel tentativo di sostituire le benefiche fibre naturali più traspiranti e capaci di assorbire l’umidità, alle ormai comunissime fibre sintetiche, che stanno dando sempre maggiori problemi di intolleranze. Varie sono le potenzialità della canapa da fibra in questo campo, data l’estrema versatilità una volta trasformata in tessuto; ma le difficoltà a rendere competitivi i prodotti tessili rimangono tante, soprattutto a causa della lunga lavorazione e della laboriosità per ottenere, anche con i moderni metodi industriali, le lunghe fibre che servono per la tessitura.

GLI USI DELLA CANAPA IN EDILIZIA
E’ per questo che sembra molto più incoraggiante il risultato ottenuto con l’applicazione della canapa in edilizia, settore in cui non è indispensabile avere fibre lunghe intatte, ma anzi è preferibile avere un prodotto frantumato. Nel settore edile, i prodotti totalmente naturali che possono essere ricavati sia dal fiore che dal fusto della canapa sono tantissimi: cere, vernici, pannelli isolanti, intonaci ed anche blocchi prefabbricati. Oltre ai già consolidati pannelli isolanti, in Italia è attualmente in fase di certificazione un brevetto per la realizzazione di blocchetti a base di canapulo, la parte legnosa dello stelo, in combinazione con un legante di calce da impiegare nella struttura dell’edificio. Un rivoluzionario mattone che una volta essiccato, diventa rigido e leggero allo stesso tempo e può quindi essere utilizzato sia nella realizzazione di nuovi fabbricati sia nella ristrutturazioni di stabili già esistenti. Abbinando questi blocchetti di canapa e calce alla malta di calce fibro rinforzata, sviluppata in Francia, si otterrebbe la prima tecnologia completamente a base di canapa.

I BENEFICI DELL’UTILIZZO DELLA CANAPA IN EDILIZIA
I benefici di questa tecnologia travalicano la mera filiera costruttiva, migliorando il benessere e l’economia di tutta la comunità. In particolare, l’utilizzo di prodotti realizzati con il binomio canapa-calce, sia per blocchetti che per getti in opera per la muratura, sia nella realizzazione di intonaci e finiture, presenta grandi vantaggi sia indoor che outdoor: in primis un ottimo isolamento termo-acustico, alta traspirabilità, protezione da insetti e microbi, regolamentazione termo-igrometrica, grande inerzia termica e resistenza al fuoco; ma soprattutto la capacità di trattenere carbonio e quindi di ridurre l’inquinamento. In più l’utilizzo di materiali con alte prestazioni reperibili in loco, anche attraverso la loro coltivazione, riduce i costi di costruzione ed attiva la filiera produttiva locale oltre ad essere un guadagno per l’ambiente e per il paesaggio. Per questo, si stanno moltiplicando sperimentazioni di edifici con struttura portante in legno e murature con blocchi prefabbricati o getti in opera di bio-composti canapa e calce, e malte, isolanti e intonaci di canapa: una nuova edilizia Carbon Free. Vari sono i produttori che hanno scommesso su questi prodotti e le associazioni che stanno promuovendo il recupero della canapa: da Assocanapa e Canapuglia fino a Inater; tutti con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica verso la tematica dei materiali naturali che rispettano e migliorano il comfort degli ambienti interni valorizzando le risorse locali in armonia con l’ambiente circostante.


Articolo di Serena Bartalucci – 21 Novembre 2011











mercoledì 19 settembre 2012

Siamo uomini o Caporali

La ns realtà si divise sovente in partizioni contrapposte.
La principale delle quali è la seguente.
Superbamente espressa ed interpretata da una maschera dalla presenza scenica eterea come quella del compianto Toto!

A Voi la filippica...!


Un saluto,
Elmoamf

Il sapore aspro delle amarene


Libera mente in libero arbitrio.

Usare le parole diventa ogni momento più difficile.
Esprimere concetti e situazioni.
Pensieri, teorie, emozioni o situazioni...
Si circoscrive sempre più a confini sorvegliati da sentinelle equivoche e da filo spinato ingannevole.

Rimaniamo preda di gabbie invisibili ma ben costruite e fortificate.
All'interno delle quali adagiamo il ns quieto vivere.
I ns affetti e le ns miserie.
Le ns relazioni e le ns bandiere.



Siamo fan di giocatori da stadio, isterici seguaci di presunte icone musicali.
E mentre ci prodighiamo in plateali e teatrali ola...sbracciando le mani e gridando alla luna...
I direttori d'orchestra, i presidenti, con il loro esercito di atleti ben addestrati e di musicisti professionisti...
Impongono la loro musica, il loro gioco ed il loro spettacolo.
Ognuno entusiasta della propria dose di ipocrisia!

Chi dirige ben consapevole di essere un mero esecutore.
Chi applaude ben consapevole di essere un effimero sostenitore.

Poiché è dalla convizione di interpretare un ruolo "ben fatto" che trae forza il dominio inquisitore.
Quando ognuno è parte della sua parte da recitare i suoi dilemmi si riducono sull'espressività o l'incisività di uno sguardo.
Mai si addentrano sulla profondità di una motivazione.

Siamo attori da palcoscenico e malgrado i ns timori e le ns ansie da prestazione...
Prestiamo il fianco alla finzione e alla barbarie gratuitamente propagandata!
Insolitamente e genuinamente accettata come funzione sociale.

Il ns percorso di vita si delinea da una scena all'altra come spettattori annoiati...a volte.
Come interlocutori distratti...spesso impazienti.
Come attori infastiditi e seccati, sempre concetrati solo ed esclusivamente sul loro inutile ruolo di comparse!?!

Un saluto,
Elmoamf

martedì 18 settembre 2012

Il sapore acre dei limoni

Vorrei continuare sulla falsa riga del sapore.
Come avrò sinceramente notato personalmente.
Questo blog è più che altro espressione di personali sensazioni.
Anonimo, scettico e per lo più ignorato nel fluttuante oceano della conoscenza di nuova generazione.

Non me ne rammarico, semmai ne inizio ad esser grato!
Poiché tale spazio, per quanto anonimo e monitorato, suo malgrado mi lascia la libertà di imporre come macigni le perle di saggezza ed emancipazione di cui l'essere "abbisogna".



Non bisogna sottovalutare il potere della parola.
Come non bisogna sottovalutare lo spazio che ad essa viene concesso.
Coloro che ritengano di essere oppressi o convogliati anche nel momento in cui digitano poche lettere...
A coloro, rivolgendomi con la mia insolita flemma, tenderei a far notare che...
...La lingua ferisce più che la spada!

Torniamo al sapore acre, dei limoni come dei pompelmi... questi frutti da me poco amati proprio per il loro retrogusto mai apprezzato!
Acre è ciò che acidamente consideriamo fastidioso.
E' ciò volgarmente rifiutiamo come "difficoltoso".
Eppure l'alacrità è sinonimo di emancipazione!

Perché ?
Perché esprime nel suo essere il dissenso.
Esprime l'anticonformismo.
Esprime, infime, la vera personalità.

L'acidità cutanea è, per me, simbolo di equilibrio.
Poiché partendo da una base dolce...dalla basicità degli elementi...
L'equilibrio si esprime attraverso il PH cutaneo, il termometro degli elementi!

Qualsiasi biochimico or ora salterà sulla sedia...definendo "imprecise" queste mie affermazioni.
Non importa!
Non è per me questo l'oggetto del contendere.
La vera disamina la fa l'intelletto...scevro da obnubilazioni!
L'intelletto puro che guarda alla realtà come la somma delle sue interiori e.o ulteriori decisioni...sull'esistenza!

Un saluto,
Elmoamf

lunedì 17 settembre 2012

Il sapore amaro delle fragole

Avrei molto materiale da pubblicare.
E con questo intendo, naturalmente ed esclusivamente: mie genuine opinioni personali.
Il sapore amaro delle fragole però me lo impedisce.


Ciò perché il contenuto dei miei commenti è frutto di alterazioni "sensoriali" legate ad elementi fortuiti ed occasionali di "informazione".
Non disdegno l'informazione... lungi da me
Poiché di essa stessa spesso mi nutro.
Nutro la mia anima e la mia enfasi interlocutrice.
A volte...l'informazione però non basta!
Anzi, spesso, l'informazione risulta solo un giusto corollario ha ciò che per primi si esprime dal di dentro!

La brama "nozionistica" che porta gli individui (consapevoli o meno) nel parco della mediatica o populistica giostra del "giornalismo consumistico"... è quella stessa brama che si nutre di giovani (ossia inesperte e fragili)  menti avide di "potere informatico".
Tali anime non cercano la reale conoscenza, che per nulla giace tra le righe dello scandire "quotidiano" §radio-tele-cartaceo§.
Tali anime cercano la "superba" fama!
Come quel reietto avvocato di provincia dal nome anonimo di  "Kevin Lomax"...
Non certamente la sublime sollevazione verso le grazie infinite della "Vita".

La brama nozionistica imbambola anche i più preparati come i più scettici e pronti all'inganno accademico.
Siamo sommersi da informazioni.
Prima ancora siamo asfissiati da libere opinioni in libero arbitrio.
Come questa mia modesta: "Intercalare".
Per questo ogni tanto osservo un lungo periodo di pausa.
Non perché non abbia nulla da dire ma perché il dirlo in quel momento risulterebbe inefficace!

Un saluto,
Elmoamf