martedì 24 settembre 2013

Autority - Orizzonti sociali e vedute di libero mercato!

Parte da qui il ns viaggio nel mondo delle Autority, un viaggio tortuoso e spigoloso lungo varie tappe, in cui tenteremo di sviscerare i meandri oscuri di un mondo che tenta di occultare se stesso alla luce del sole...
Perché il ns viaggio e perché tenteremo?
Beh, semplicemente perché in questo viaggio non sarò solo o almeno lo spero!
Oltre a Tutti Voi, miei cari quattro lettori che avrete voglia di farmi compagnia, potrò pregiarmi della collaborazione e del sostegno di penne assai più tenaci, ferrate e raffinate della mia (umile pensatore di strada). 
Collaboratori stimati o fini conoscitori della materia validano se stessi soprattutto se amano porsi degli interrogativi ed a questi tentare di dare una risposta.
Dicevamo allora correva l'anno 1974. Si era appena venuti a conoscenza della parola Austerity, molti la elogiavano come un sistema per ridurre le emissioni inquinanti ma era nata dalle colossali bugie propagandate dalle compagnie petrolifere e dal cartello dell' Opec: Il petrolio stava per finire!
E’ evidente, a quasi quarant’anni di distanza, che ancora non è finito… tra l’altro sono stati scoperti ulteriori e vastissimi giacimenti di gas e shale gas che nella giusta prospettiva e con l’adeguata “perizia” tecnologica potrebbero inquinare molto meno, chissà magari anche a costi “generali” più contenuti, sempre se si voglia partire da un punto di vista di salvaguardia dell’ambiente e non da quello esclusivo dell’avidità di profitto!
Diversamente, sull'onda emotiva di tale nefasto “ascendente” ed in seguito alle inevitabili turbolenze di borsa, nacque quella che di fatto è considerata la prima authority italiana:
LA CONSOB!
La Consob aveva il compito di risolvere i problemi del mercato borsistico e chiarire la situazione patrimoniale delle società garantite, per tutelare i risparmiatori e gli investitori.
Così si presenta sul sito istituzionale:
Attualmente l’organo direttivo è composto da un Presidente e da due membri (in precedenza quattro: ridotti a due dal DL n. 201/2011, coordinato con la legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214 - con norma che diverrà gradualmente operativa con la scadenza e le dimissioni dei commissari in carica alla sua entrata in vigore). Membri scelti tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza, nominati con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso. In precedenza, essi duravano in carica cinque anni e potevano essere confermati una sola volta, mentre adesso la legge del 28 febbraio 2008, n. 31, ha stabilito in sette anni (senza possibilità di riconferma) la durata in carica dei membri della Commissione.
Attualmente, la Consob è composta dal presidente, Giuseppe Vegas e da tre commissari: Vittorio Conti, Michele Pezzinga e Paolo Troiano. Il direttore generale di Consob è Gaetano Caputi.
Sette anni, una durata Biblica, ammessa e non concessa anche la non rieleggibilità!
E’ soggetta al controllo del Ministero del Tesoro. come la Banca d'Italia che opera più o meno nello stesso settore e con la quale talvolta è entrata in conflitto.
Dal 1974 ad oggi la Borsa non ha avuto più scandali. O forse si?
I risparmiatori sono stati più tutelati o forse no?
La Consob ha entrate che derivano per il 40% circa da banche, società di revisione, promotori finanziari e conta circa (il circa è sempre d’obbligo come il condizionale in ogni presunta affermazione) 620 dipendenti.
Quanto allora effettivamente ci costa e cosa concretamente controlla ?
Correva l'anno 1982. Per salvare la sua politica disastrosa la Thatcher accetta la guerra con l'Argentina per le Isole Malvinas, non lontane dalle coste dello stato sudamericano al crepuscolo della sua dittatura militare. Ma si sa il governo Argentino era illegittimo mentre il fido alleato Pinochet il potere lo aveva preso democraticamente ed applicava molto democraticamente le stesse teorie economiche della Thatcher.
In Borsa c'era l'affaire Centrale, si parlava di strane operazioni sui titoli assicurativi, il paese era ancora ricco e prospero, l'anno prima la faccenda Ambrosiano-Ior - Calvi aveva dato qualche indicazione negativa sull'operato dell’Authority Num.1 in ordine di tempo ma soprattutto di rilevanza nell’ambito di quello che in futuro sarebbe diventato il cardine del sistema economico: Il settore finanziario!
Il 14 ottobre 1980 i quadri della Fiat di Mirafiori erano scesi in piazza a protestare ma l'onda lunga arriverà nel 1990 con la terza Authority……
Ed allora cosa fare se non moltiplicare ?
Nasce IVASS, oltre (?) 250 dipendenti con sede a Roma, ereditaria od erede (?) dell’Isvap. Esercita il controllo sulle imprese assicurative, compresi mediatori ed agenti, in conformità alle NORMATIVE EUROPEE e del Governo.
Con legge 135/2012 le sue prerogative sono state ufficialmente trasferite e sancite. In attesa dell'approvazione dello statuto, il dottor Giannini ha operato come commissario per l'ordinaria e straordinaria amministrazione.
La carica come al solito non è elettiva.
Quanto ci costa
Chi, come e cosa controlla ?
Correva l'anno 1990, nelle orecchie risuonano le note di una canzone…
cosa restera di questi anni ottanta ?

Resterà il ricordo degli yuppies e dei loro facili guadagni di borsa, del primo sacco di Roma dell'era contemporanea, del muro di Berlino che crollando doveva aprire un'era di prosperità dei popoli e delle privatizzazioni alla Thatcher, predicate da destra e sinistra.
Privatizzazioni che avrebbero risolto d'incanto tutti i mali dell'Italia...
Il debito pubblico era ormai incontrollabile, gli iperliberisti della Scuola Austriaca, ci si chiede o semplicemente ci si chiedeva: doverano?
A raccontar favole alla radio o alla televisione o sulla nascente internet, nuovo guro dellavanguardia?
Già?!?
Lavanguardia però siamo anche noi che respiriamo di sole ancora incerto che bazzica nellalto dei cieli permeati di sofisticata chimica umana
Le Authority cominciavano a dettare ai governi le loro leggi, i loro dogmi, i loro necessari tagli al welfare ossia alla salute del popolo... o meglio ancora: la salute della sua comunita portante il ceto medio!

Ed ecco che nel campo delle lotte politiche e sociali irrompe la terza Authority, legge 12/6/1990 n.146, successivamente modificata dalla legge 83 del 2000...
La commissione di garanzia e sciopero, attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Sono nove membri designati dai presidenti di Camera e Senato tra esperti in materia di diritto costituzionale, di diritto del lavoro e di relazioni industriali e nominati con decreto del Presidente della Repubblica.
La commissione ha sede a Roma e come consolidata consuetudine e norma imprescindibile, si avvale di consulenti.
Che La marcia dei quarantamila sia partita da Torino dieci anni prima e finalmente arrivata nei “palazzi del Potere “ a Roma ?
A pensar male si fa peccato ma spesso ci si inciampa in modo causticamente ingenuo!
E così, in un percorso solo apparentemente in contrasto con il precedente ma perfettamente in linea con il pensiero liberista imperante, scatta la quarta carica:
LAuthority Garante della concorrenza e del mercato meglio conosciuta come
Anti-Trust !?!
Istituita con legge 287/90  è un Authority che spesso entra in conflitto con le competenze della Banca d'Italia, specie sul tema delle fondazioni bancarie!
Un presidente, tre componenti designati per ben sette anni da Presidenti di Camera e Senato e 270 impiegati (???).
E' di sua competenza anche l'applicazione della legge 74/92 sulla pubblicità ingannevole
Siamo arrivati solo alle prime quattro Authority in un trattato che per necessità si è dovuto rivelare breve, ma già si possono tirare le prime somme.
Elette tra eletti”… da un numero di personalità indipendenti sovente scelte arbitrariamente, per risolvere alcuni dei problemi principali del paese: dalla libera concorrenza al diritto di sciopero, dalla vigilanza alla sicurezza bancaria ed assicurativa
Vedremo progressivamente nel tempo come sono fiorite nuove cariche più rispondenti ai voleri di chi controlla la maggioranza (politica, lobbystica, parlamentare, mercatista), magari non con tutto il disprezzo ma sostanzialmente con enorme spregio del ns modesto pensiero e volere popolare e costituzionalmente sovrano.
Una sovranità perduta sulla carta dei trattati internazionali che hanno lasciato sul campo vittime e feriti, in ossequio al dogma del libero mercato che ha finito per strangolare lintero ceto medio occidentale. Che ciò sia un bene o sia stato un male sarà il tempo o forse la storia a stabilirlo, per il momento lintenzione è solo quella di tentare dindividuare determinate criticità con le quali non ci resta che fare i conti anche, e soprattutto, rispetto alla dura realtà quale sembra esser stata concepita, ossia una realtà (a ns modesto parere) intesa a demolire unintera classe sociale.
Un pensiero che rispetto al concetto di Autority ci sentiremmo di tradurre, per opportuna semplicità, in tal modo:
Elezione indiretta od elezione diretta?
Elezione diretta ogni due anni tra persone aventi le necessarie capacità, con ballottaggio in caso di mancato raggiungimento del quorum prestabilito o nomina dordinanza della cordata politica più influente di turno ?!?
Il popolo, non v’è dubbio, sa benissimo sbagliare da solo, inutile imporgli aiuti dall'alto
Per Il ruolo del censore, come figura cardine di un Authority e che risponda ad una futura Camera Alta dei Controlli e delle Regioni... ci riserviamo un più ampio spazio nel quale affronteremo in modo più articolato ed approfondito le naturali quanto inevitabili implicazioni.
Ora ciò che ci preme è instillare un punto interrogativo o linterrogativo di un dubbio emerso, che proponiamo quale estremo quesito amletico:
Essere o non essere artefici della ns realtà evitando di giocare il ruolo di facili quanto inutili prede dellaltrui avidità?
Per i ns quattro ed unici lettori lappuntamento è a presto, la prima parte è finita e la Corte si ritira per miglior e quieto consiglio.
Il tempo è ancora quello fertile del riflettere prima ancora di quello indomito dellagire o di quello fausto del giudicare!
E pertanto qui ci si congeda con la promessa o la speranza di poter sulla scena ritornare… con altri congrui, misurati e pertinenti approfondimenti per mezzo dei quali esser in grado allo stesso modo di poter il pubblico allietare!

Un saluto combattivo da Elmoamf ed i suoi infaticabili ed estimabili amici…

sabato 21 settembre 2013

ARS Associazione Riconquistare la Sovranità - Primo incontro regionale Lazio


Il dado è tratto avrebbe detto Giulio, non certo il Tremonti degli Eurobond o il buon anima Andreotti traghettatore d'anime politiche di lungo corso, ma il caro Giulio del perduto impero che ai suoi albori lo trafisse nel momento più doloroso della decadente Repubblica.

Il dado è tratto ed il Rubicone attraversato, la storia re-inizia il suo corso, un nuovo corso, nella speranza che possa suscitare tutto quell'entusiasmo e necessario impegno affinché il risveglio politico prenda forma e sostanza, spessore e sincera passione, serietà ed organizzazione, democrazia e partecipazione.

Si è tenuto oggi (21 settembre 2013) in quel di Roma, presso lo storico Teatro Tordinona, la prima riunione regionale dell'ARS, Associazione Riconquistare la Sovranità, costituitasi nel segno della rifondazione delle radici politiche del tessuto sociale italiano, lacerate da decenni di ignavia e pressappochismo.

Decenni in cui il lento logorio della Repubblica ha lasciato il passo ad organi sovrannazionali che hanno invaso senza scrupoli le ns istituzioni, svilendo il corpus costituzionale e sovrano della ns amata ma prostrata patria.

Ridotta a servitor reggente dell'altrui desio, la nazione ha declinato ogni suo volere non più forgiando uomini di valore ed organi, organizzazioni ed enti di garanzia sociale ma plasmando leggi e regolamenti esistenti per renderli conformi a vincoli esterni dettati da tecnocrazie, autocompiacenti ed autocratiche il cui scopo, col tempo, non si è certo rivelato quello del buon samaritano o del buon padre di famiglia ma del despota famelico che brama solo la sottomissione del suddito quale affermazione ultima del proprio potere.

Potere di determinazione.

Ebbene è questo il potere di cui doversi riappropriare: l'autodeterminazione.

Autodeterminazione e Sovranità in un'ottica di ricomposizione del costrutto culturale e politico e mi sentirei personalmente di aggiungere anche e soprattutto sotto il profilo filosofico.
Autodeterminazione che non può prescindere da una presa di coscienza piena ed esaustiva del "problema" o "male" che abbiamo di fronte.

Osserviamo attoniti il fallimento del progetto Europeo nella sua forma più asfissiante, quella della negazione della realtà attraverso l'affermazione di un ingiustizia.
Ingiustizia figlia di una discriminante che altera ed inasprisce il conflitto sociale anziché alleviarlo o attenuarlo. Attraverso l'imposizione di dettami illogici che fomentano rancore e violenza, alimentando derive populiste e demagogiche.

Il sogno dell'euro era il sogno dei burocrati. L'oggetto del desiderio pianificato per far collassare i popoli. Per esasperare le fasi di crisi e costringere gli stati sovrani a cedere, loro malgrado e contro un'effettiva ed esplicita volontà, il loro ruolo ad organismi che nessuno ha realmente, giuridicamente e democraticamente legittimato.

Ma come si sa' , la prassi uccide l'autonomia rendendo la critica una capacità secondaria e la coscienza un bene superfluo di cui evidentemente abbiamo ritenuto col tempo di poter fare a meno.

Altrettanto evidentemente tutto ciò si rivela non più opportuno ed assai pericoloso.

Abdicare di fronte alla dignità per mera sopravvivenza è la morte suprema della coscienza critica.
E da vittima inconsapevole si diviene vittima insonne che vaga perenne nell'incertezza e nell'inferno della privazione arbitraria, della spoliazione dei diritti e nell'inasprimento dei doveri in un ciclo dantesco senza fine.

L'obiettivo dell'incontro odierno dell'ARS era fondamentalmente quello di conoscersi, misurarsi sui numeri e sugli accenti, sulle possibilità e le criticità di un cammino che necessariamente si rivelerà lungo e tortuoso ma che dovrà fare della pazienza e della tenacia i suoi elementi propizi e fondanti, poiché è con piccoli ma sinceri passi che si percorre un cammino, è con piccoli e ben mossi passi che si intraprende un percorso che potrà forse portare anche lontano.

E' dal piccolo che nasce il grande, è da solide fondamenta che si edifica un palazzo, è da sane intenzioni che si recupera e si esprime un successo.

Il primo obiettivo è conoscere, il suo scopo ultimo è emancipare!

Un caro saluto a tutti i partecipanti all'incontro ed a tutti gli associati e simpatizzanti...

Ed un augurio sincero di buon cammino per tutti.

Elmoamf

venerdì 20 settembre 2013

Economia Sociale di Mercato - Orizzonti editoriali

Uhm..........
Prendendomi un lungo fiato dall'ultimo articolo pubblicato in questo squattrinato blog.

Un blog per poveri ma belli, come mise in scena il mirabile Dino Risi.

Un blog per poveri di spirito come testimoniava qualcun altro a cui non ho mai celato o temuto la mia affezione e solo per "privacy" non ne cito contestualmente il nome.

Quella privacy (tanto in voga sulla carta dell'odierna società quanto bistrattata nella pratica della medesima in evoluzione) che mi stringe al petto come una morsa al cuore, che toglie il fiato necessario anche solo per respirare, in una sala delle torture agghindata per l'occasione, affinché io non possa essere in grado di diffonderne anche solo la "Passione"...

Non sia mai poi il garante, richiamato dal pubblicano, non lo denunci di nuovo a corte per render conto persino della propria morte!

D'altronde la resurrezione non è certa in un mondo di negazione ove la convinzione massima è l'assoluta rassegnazione.

Ai trenta denari, col cambio e la valuta congrua, sostituiremmo i 60 euro poiché almeno il doppio è certo nell'analisi e nella valutazione. Il doppio è dovuto per ripianare la "devozione" ad un dio minore ma che ha il potere materiale. Quel potere d'imporre anche la più infima ed infida illusione, quella della libertà e della pace che quasi mai per l'uomo è un' "occasione.

Questo è l'accordo, questo è il dovuto,  in base al contratto o trattato di mutuo... di mutuo scambio e soccorso, di vacuo vantaggio eppur certo rimorso.

Lo chiede la civiltà e lo esige l'imperio.
L'imperio di chi sul "terrore" e la "perdita" ha edificato retorica  e conseguente dominio.

La mistificazione è d'obbligo e così i termini perdono di significato o meglio ancora ne assumono uno nuovo rispetto a quello intrinseco, desunto, desumibile e "concordato"... che poi tanto concordato difficilmente potrebbe ad ogni modo essere... alla luce del fatto che un termine ha un suo implicito ed esplicito significato così come inevitabilmente detiene il diritto alla propria affermazione di principio. 

Ma il principio si sa' oggi è fatto unicamente per esser calpestato ed i tranquilli passi con le suole in cuoio sulle solide e parallele assi, son fatti solo per schiacciare e non per leggiadramente passeggiare.

Il passeggio si conviene sia attività serena di chi si avventura curioso nella natura, nulla a che spartire con il calpestio pretestuoso e presuntuoso di chi si inoltra pavido quanto arrogante nella giungla oscura.

Mi spiace se sin qui vi avrò annoiato con i miei giri di parole ma le stesse mi son servite per tratteggiare in breve un richiamo a cui riservare il giusto clamore.

Il richiamo verso un tema di fondo tanto basilare quanto discusso nella crisi soprattutto d'identità che oggi siamo chiamati inesorabilmente e senza scudi di protezione ad interpretare.

Il tema dell'economia e delle sue radici, delle sue sfaccettature teoriche e pratiche, politiche e sociali... dai molti considerate inconsapevolmente o colpevolmente e purtroppo di contorno, pur svolgendo un ruolo chiave nei meccanismi di confronto: tra uomo e uomo, tra individuo e comunità, tra comunità e civiltà!

Riporto, quindi, di seguito (... e nella speranza non me ne vogliano gli autori originali cui va tutto il mio plauso) un estratto o più precisamente una breve prefazione ad una pubblicazione libraria di cui sento la necessità di dover e poter condividere i contenuti al fine di diffonderne le linee guida per una più ampia e profonda riflessione: su ciò che si afferma con le parole e ciò che diversamente si pratica con il beneplacito della vacua massa intrisa spesso (tristemente)... e unicamente di "torpore"!

Un saluto,

Elmoamf






La discussione pubblica persevera nella deplorevole abitudine a usurare i vocaboli, a svuotare di significato concetti portanti che, in origine ben definiti, finiscono per non indicare più nulla perché annegati nel calderone della retorica inconcludente. Dopo “bene comune”, “riforme”, “responsabilità” e tante altre, la prossima vittima potrebbe essere “economia sociale di mercato”. Durante l’ultima campagna elettorale, i riferimenti a questo concetto nato in Germania sono stati frequenti, specialmente negli interventi di Mario Monti che, infatti, nel libro scritto a quattro mani con Sylvie Goulard, la presenta come una «promessa di prosperità» (M. Monti, S. Goulard, La democrazia in Europa. Guardare lontano, Rizzoli 2012, p. 93). Ma non è difficile rintracciare un tale convincimento anche nelle intenzioni di diversi decisori pubblici negli anni immediatamente alle nostre spalle.

Ad essere sinceri, però, non sono stati approvati atti legislativi ispirati a un simile approccio. Inoltre, la prospettiva di “un’economia sociale di mercato fortemente competitiva” è ben delineata nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea che così definisce l’impegno, almeno teorico, affinché tutti i governi europei la adottino come prospettiva di fondo. Ma, paradossalmente, proprio per una così chiara impostazione europea (condivisa a fondo nel nostro Paese?) il rischio di far scivolare questa idea-concetto fra le parole retoriche è ancora maggiore.

Per evitare tale sorte, Francesco Forte, Flavio Felice e Clemente Forte hanno dato alle stampe una corposa antologia che chiarisce i confini, le radici e le finalità dell’economia sociale di mercato. Infatti, parafrasando il titolo del famoso testo di Karl Popper, L’Economia sociale di mercato e i suoi nemici (a cura di F. Forte, F. Felice, C. Forte, Rubbettino 2012, pp. 468) raccoglie ben tredici interventi, distinti in due sezioni, entrambe accompagnate da accurate introduzioni e da un’unica postfazione finale.

I saggi rappresentano i pilastri cardine della ricerca teorica sul tema, finalmente fruibili in versione italiana. In particolare, gli interventi di Alfred Müller-Armack (1901-1978), considerato il padre teorico dell’Economia sociale di mercato (formula messa in pratica, se così si può dire, in particolare da Ludwig Erhard, Ministro dell’Economia della Repubblica federale tedesca dal 1949 al 1963 e cancelliere dal 1963 al 1969, negli anni del cosiddetto «miracolo tedesco»), descrivono bene cosa intendere per economia sociale di mercato, le implicazioni che comporta per l’ordinamento istituzionale, le sue priorità per favorire uno sviluppo armonioso. Ma, soprattutto, indicano i “nemici” dai quali stare alla larga perché pronti a minare questo particolare “stile economico” che sicuramente dovrà adattarsi ai mutamenti delle condizioni sociali, ma che non deve abbandonare il suo principio fondamentale, “la coesistenza del principio di concorrenza con le necessarie compensazioni sociali”.

Attingere da questa antologia, è utile sia per chi voglia cimentarsi con una riflessione teorica, sia per chi senta il desiderio di impegnarsi nella produzione di politiche indirizzate a risolvere la contingenza (e, casomai, disegnare strategie future). Come ricorda Reiner Klump nell’aprire il suo saggio contenuto nell’antologia, l’economia sociale di mercato indica oggi molte cose: un concetto di politica economica, un’idea di ordinamento, uno stile di pensiero, un modello di politica economica e sociale, persino uno slogan politico. E di fronte alla molteplicità di significati, Klump sottolinea che «occorre tentare una determinazione più precisa dell’economia sociale di mercato a partire dai suoi fondamenti spirituali e dalle sue radici storiche». È proprio ciò che si prefigge L’Economia sociale di mercato e i suoi nemici, un obiettivo necessario per evitare che un “programma” così indispensabile per il nostro quotidiano venga ricordato solo come un capitolo di un dibattito infruttuoso.

Autore: Antonio Campati

lunedì 2 settembre 2013

Gatti, Emozioni e Investimenti: L'economia della privazione dei sentimenti.

Non lo nascondo!
Sono un appassionato di gatti anzi più correttamente un estimatore.
Perché?
Perché riscontro in loro una certa dose d'intimità, indipendenza, indolenza, indeterminazione, indomabilità selvatica... forza alla quale saggiamente non opporsi non per razionale conclusione ma per naturale affermazione della propria personalità armonica. Armonica con il proprio ambiente circostante.
Una personalità che, se non addomesticata, esprime il meglio di se propriamente nell'antitesi dell'essere o meglio nell'antitesi dell'essere rispetto all'avere o apparire.
I gatti sornioni, schivi, austeri, dolci, ruffiani, soffici, giocherelloni, intimi, ritrosi, solleciti (ai bisogni), attenti (alle sollecitazioni), accorti, indipendenti, liberi...
Sono gatti che si ambientano, si rapportano, si confrontano con le esigenze circostanti alle quali decidono o meno di adeguarsi in base al loro innato diritto ossia istinto di esistenza.
Potrei continuare ma le connotazioni che gli attribuisco in modo del tutto personale rispecchiano per me un sentore profondamente intimo e tradizionale.
Il gatto è felino, predatore ma al tempo stesso mammifero che accudisce la propria prole sino al momento dell'autonomia e dell'autosufficienza.
Ritorno in quest'anamnesi verso temi a me cari: Libertà, Indipendenza, Emancipazione.
Temi che si sposano o dovrebbero semmai farlo con altrettante concezioni personali della realtà: Comunità, Condivisione, Collaborazione...Compenetrazione!
Poiché il gatto, suo malgrado, crea una comunità nella propria indipendenza ove l'indipendenza coincide per "lui" con la sopravvivenza del proprio spazio vitale (Il Territorio marcato) e pertanto della propria concezione d'essere /femmina o maschio che sia/ un "decisore" o in altri termini... un predatore e non una preda degli eventi, un estensore e non un semplice amanuense di fatti detti, riportati e circoscritti, un precursore ed anticipatore e non una vittima degli accadimenti, al fine e per me... un cultore della Compenetrazione rispetto alla propria esistenza e non certo un passivo esecutore o depositario di "misfatti" altrui!
Un'interpretazione dello spazio vitale che purtroppo si scontra (richiamandolo) con un ricordo direttamente o indirettamente o indebitamente imposto e conseguenzialmente appresso... di altre nefaste concezioni storico-politiche di espansione, che certo in quegli istintivi ed automatici ricorsi mnemonici si limitano (quando possono, resistono, reagiscono o ricerchino) agli ultimi due secoli cauterizzandosi e coagulandosi attorno a determinate terminologie ideologiche e faziose ma che certamente ad esse od essi non si limitano potendo e volendo spaziare su di una varietà inarmonica (?!) di cicli, speranze o pressioni e oppressioni !?.
Lo spazio vitale è vita per il singolo alla "ricerca" dell'equilibrio con la sua comunità o limitazione instabile e precaria, continuamente critica della comunità stessa in esaltazione del singolo o del singolo in esaltazione di una fantomatica quanto fragile comunità effimera o ipocritamente imposta?
Sono queste domande ancestrali che richiedono riflessioni altrettanto archetipe!

Perché mi sono spinto a prender come riferimento il gatto?
Semplicemente perché mi affeziono ai concetti come il diavolo all'acquasanta.
Ossia certi elementi mi tornano alla mente, pur non volendo, in un vortice ossessivo.

Ora!
Un gatto (come peraltro probabilmente qualsiasi altro animale!?!) non assume necessariamente o indiscutibilmente o propriamente scelte razionali, logiche o programmatiche ma altrettanto non vi è nessuna illogicità, irrazionalità o improvvisazione nelle sue determinazioni.

Questo perché le sue azioni e decisioni dipendono dalla difesa del proprio territorio verso la quale, prima ancora della propria sopravvivenza, egli dedica la maggiore attenzione.

Perché è nella difesa e padronanza e comprensione del proprio territorio che giace, al fine, il vero cardine dell'autosufficienza, autodeterminazione, autoaffermazione ed essenza non nella mera sopravvivenza in cui nulla è effettivamente essenziale se non quell'attimo che spesso può risultare avverso!
Quell'attimo in cui tutto può irreversibilmente crollare e.o crollarti addosso.

Ecco!
Il gatto (come per altro molti altri animali) evita accuratamente di farsi crollare il mondo addosso. Piuttosto si sposta verso "lidi" migliori, da buon saggio, prudente e circospetto osservatore.

Perché, quindi, il titolo: Economia della privazione dei sentimenti?

Perché qualcuno o qualcosa ha attirato la mia attenzione su elementi che razionalmente e culturalmente riterrei abominevoli ma che fanno della razionalità e della capacità di conoscenza (volgarmente scambiata per cultura) il loro efficiente cardine decisionale:

Lessons From The Brain-Damaged Investor!

Non v'è necessità di sentimenti in una o più determinate scelte asetticamente razionali ma solo congruenza di risultati rispetto ad aspettative programmate.

Neanche il gatto ragiona in questo modo perché la sua natura lo lega al territorio ed il territorio non è astratto come un computer dove la realtà e le dinamiche sono puramente aleatorie.
Diversamente il territorio impone ed espone ad un confronto concreto con l'avversario.

L'assenza di emozioni in una decisione se per certi versi può risultare proficua ed efficiente per altri, e forse molto più sostanziali, può rivelarsi aberrante.

Incastonate a queste elucubrazioni di passaggio farò un' accenno ad un altro argomento indubbiamente (stavolta si) correlato con il primo ovvero con lo stesso titolo: Le Autorità Amministrative Indipendenti!

Ne ho fatto cenno in una precedente pubblicazione ma mi appresto a sferrare un nuovo colpo.
Un attacco di quelli che, come i poster di un tempo, si affiggono su di un muro che troppo spesso rimane confinato nel proprio angolo di paradiso senza mai spiccare il sospirato volo.

La speranza di una reminiscenza e di un risveglio della coscienza è sempre l'ultima a morire ma non bisogna farci eccessivamente conto piuttosto sarà più saggio fare eventualmente come il gatto e prepararsi ad un eventuale "migrazione".

Che sia auspicabile o doloroso, augurabile o malaugurato, desiderabile o rovinoso non sta a me certo giudicare.

La morale non è tanto di questo mondo umano e sociale tanto quanto non lo è l'agire razionale.

Un saluto,
Elmoamf