giovedì 18 aprile 2013

Alfred Müller-Armack e L'Economia Sociale di Mercato

Le intuizioni nascono da istantanee di memoria inconsce e così come alla mente tornano frugali, dopo innumerevoli inverni trascorsi nel letargo dei propri ricordi, così nell'intelletto risvegliano riflessioni degne di analisi, elaborazione e condivisione.

Quest'oggi il caso mi ha riportato alla mente la figura di Konrad Adenauer, cancelliere della Germania Occidentale dal 1949 al 1963, leader carismatico della CDU tedesca e tra i principali padri fondatori della Comunità Europea.

E così, per l'inevitabile gioco dei tasselli connessi, tutto ciò mi ha ricondotto al modello dell' "Economia Sociale di Mercato". Quel modello alla base della ricostruzione tedesca del secondo dopoguerra e richiamato, nei suoi enunciati, anche dal Trattato sull'Unione Europea (art.3 comma 3 del TUE)... seppur di sfuggita... oserei personalmente aggiungere.

Ciò nonostante, il pensiero e l'analisi teorica del modello rispecchiano, a mio avviso, una di quelle possibili sintesi tra il distorto meccanismo del libero mercato e l'istrionico meccanismo della burocrazia dirigista, restituendo allo Stato quel necessario ruolo di arbitro, fonte di equilibrio tra gli eccessi e le corruzioni equamente tra i primi due distribuiti.

Richiamandosi ai principi fondanti della ns Costituzione e perseguendo sinceri e concreti programmi volti al rilancio di una sana idea di comunità, di una sana idea di condivisione e di benessere comune... volenterose figure di spessore accademico, culturale ed istituzionale come imprenditoriale, sociale e popolare potrebbero unire le loro forze per gettare le basi di una nuova rinascita dello Stato!

Allontanandosi da quel concetto malato in cui oggi si è trasformata l'Europa dell'Euro e da quel mostro tecnocratico ed oligarchico che rappresenta la sua Commissione. Un'Istituzione non figlia del popolo o della presunta democrazia ma autoreferenziale. Un'Istituzione che non si ponte interrogativi sul destino altrui ma solo sulla sopravvivenza (anacronistica?) di se stessa e delle sue perverse regole. Un'Istituzione che impone e vuole imporsi come Dogma al di là evidentemente anche dell'onnipotenza religiosa.

La forza di un'idea potrebbe esprimersi nell'autorevolezza o nell'autorità. Lasciare che sia la seconda strada quella chiamata a condurci nella vita e nel ns intimo destino, ritengo, non sia un'ottima scelta. Sarei più propenso a valutare con maggior entusiasmo la prima!

Propongo, pertanto, di seguito un articolo sulla figura o meglio sul "pensiero" di Alfred Müller-Armack, uno dei principali esponenti della Teoria dell'Economia Sociale, così come pubblicato sul sito http://www.caravella.eu/.

Buona lettura ed un saluto,
Elmoamf


L’economia sociale di mercato secondo Müller Armack

di Francesco Forte *
1. Si è molto discusso del significato dell’espressione “economia sociale di mercato”, sostenendo, alternativamente, che esso è un ossimoro in quanto l’economia di mercato è incompatibile con una costituzione sociale o che esso è una espressione indeterminata, suscettibile di tanti diversi significati. Fra questi, vi è chi ritiene che sia da accogliere la tesi per cui con il termine “sociale” si modifica e corregge il termine economia di mercato. Così si tratterebbe di una formula che comporta sostanzialmente l’intervento pubblico per modificare l’economia di mercato. Ma questa tesi è completamente errata e fuorviante. L’economia sociale di mercato, secondo la definizione che ne dà il suo principale teorico, vale a dire Alfred Müller Armack, che ne coniò il termine e vi dedicò tutta la sua attività scientifica e politica, come collaboratore di Ludwig Erhard, ha come base fondamentale l’economia di mercato di concorrenza e la sua componente sociale non comporta modifiche a questo modello economico, ma lo presuppone e vi ci si deve conformare. Lo scrive in modo molto chiaro Müller Armack nel saggio su Il contenuto umano dell’economia sociale di mercato. In esso egli descrive le origini e la formazione della base teorica dell’economia sociale di mercato con riferimento alla scuola di Friburgo di Walter Eucken Franz Böhm di Ordo, che alla fine degli anni ‘30 e all’inizio degli anni ‘40 del 1900 concepì “l’ordine della concorrenza come mezzo per organizzare le grandi società di massa sulla base di un nuovo progetto”.
Ed aggiunge che contemporaneamente Alexander Rüstow Wilhelm Röpke, indipendentemente dalla Scuola di Friburgo, avevano sviluppato il loro concetto di una politica di economia di mercato e che le idee di queste scuole sono confluite in un progetto comune. Su questa base si inseriva la sua proposta, di contrapporre consapevolmente alla guida dal centro una concezione che in quanto economia sociale di mercato rivendicasse il diritto di creare un nuovo ordine economico basato su interventi di politica economica conformi al mercato e su un rafforzato sistema di aiuti sociali sorretto dal sistema di mercato”. Ho messo in corsivo l’espressione “conformi al mercato”, che chiarisce che il modello sociale dell’economia sociale di mercato non intende modificarlo, ma conformarsi ad esso, accogliendone i principi.
2. Prima di procedere in tale dimostrazione è importante chiarire che l’economia sociale di mercato non è, nel pensiero di Müller Armack e, penso, in quello di chi vi aderisce, una concezione teorica puramente economica.  La preferenza per il mercato di concorrenza, come ordine economico, nasce dalla concezione antropologica della limitatezza dell’uomo, che deve accettare le condizioni storiche in cui si trova e non può pretendere di costruire un sistema perfetto mediante l’organizzazione sociale. Le nostre conoscenze sono limitate e gli uomini, come dice Pascal, non sono né santi né bestie. Ai fini della politica economica di oggi deriva da questa impostazione che tutti i tentativi di preprogrammare la storia su un determinato obiettivo-finale sono tanto assurdi quanto l’idea finora in piedi in tutti i paesi comunisti secondo cui la statizzazione dei mezzi di produzione porta alla svolta decisiva nell’ordine della società.
Nello stesso tempo, a riflessione sulla natura umana e sulla storia, genera la convinzione che non si possa concepire l’evoluzione storica come predeterminata dai dati economici o da altri fattori oggettivi, perché gli uomini non sono atomi od automi, ma hanno una loro intrinseca libertà di scelta, che diventa tanto più rilevante quanto più la società assicura condizioni per realizzarla.  Secondo Müller Armack pertanto “La tesi della totale vincolatività della classe per l’uomo, per come è radicata in tutta la dottrina marxista e neomarxista, non coglie la forma dell’essenza dell’uomo, che non può essere propriamente definito come un essere fissato storicamente a questo o quel gruppo sociale, ma si colloca come essere storico all’interno della concorrenza tra i vari raggruppamenti.  … I raggruppamenti sociali in cui sta l’uomo sono del tutto flessibili. …I gruppi sociali stanno in una società aperta, in cui anzi le posizioni dei singoli variano a seconda delle decisioni e degli sviluppi storici.  Naturalmente, rimane un residuo di raggruppamenti, che diventano così variabili storiche”.
3. Dal punto di vista dell’analisi di economia positiva, dunque, l’economia di mercato di concorrenza, con regole del gioco che ne assicurino il funzionamento, è la sola soluzione preferibile. Ma perché è desiderabile che essa si completi con un ordinamento sociale conforme al mercato? Le risposte sono, nel pensiero di Müller Armack, come del resto in quello di Eucken e del gruppo di Friburgo e in quello di Röpcke, di ordine etico e si rifanno, in larga misura, ai valori del pensiero cristiano, nella versione liberale, che si collega anche a quella smithiana della simpatia. In Müller Armack converge in questa concezione, anche quella del socialismo liberale. Nella confluenza del pensiero cristiano, di quello liberale e di quello del socialismo liberale, la concezione di Müller Armack acquista un interessante significato politico, che pervade la sua tesi per cui l’economia sociale di mercato è uno “stile” di natura irenica. Il conflitto apparente fra queste diverse dottrine si risolve in uno “stile” di politica economica in cui esse possono confluire. La nozione di “stile” che Müller Armack accoglie in luogo di quella di “modelli” di politica economica, implica in effetti che non vi è un modello rigido ma, in analogia con gli stili dell’arte, vi sono varie espressioni di alcuni principi generali, che possono variare. Ed è probabilmente per questa ragione che alcuni economisti, in buona fede, negano che la nozione di economia sociale di mercato sia determinata.
Mi permetto di osservare che tale affermazione è insieme corretta, ma anche fondamentalmente errata. È corretta nel senso che vi sono più modelli di economia sociale di mercato. Ma solo alcuni sono compatibili con l’economia sociale di mercato come stile, che esige che gli interventi sociali siano conformi al mercato e che il modello di mercato sia quello di concorrenza e che vi sia un ordinamento per difendere la concorrenza dai monopoli e dagli abusi del mercato. La nozione di ordinamento irenico per l’economia sociale di mercato non ha solo un valore di politica economica a livello di conflitto fra dottrine politiche, ma anche un valore più ampio, con riguardo alla composizione di conflitti sociali e a quelli fra i popoli, con riferimento sia alle guerre commerciali, che a quelle propriamente dette. In questo senso l’Unione europea e l’Unione economica e monetaria europea, in quanto fondate sullo stile dell’economia sociale di mercato sono modelli irenici.
4. Müller Armack stesso nel corso degli anni, pur rimanendo sostanzialmente fermo sulla tesi che gli interventi sociali debbono essere conformi al modello di economia di mercato di concorrenza provvisto di un ordinamento che la garantisca, ha presentato schemi di politiche sociali fra loro differenti, che costituiscono, si potrebbe dire, i due modelli di base, entro cui sono possibili diverse varianti intermedie, che realizzano le istanze di entrambi.  Il punto di partenza, come scrive Müller Armack nel saggio su “L’elemento sociale nell’economia sociale di mercato” sta nella conformità ai principio fondativi dell’economia di concorrenza, consistente nel senso di responsabilità, nel diritto di ciascuno alla proprietà e al compenso in base al suo merito economico. “Come il sistema che premia il lavoratore e l’impiegato e che si mostra all’altezza, nel modo più efficiente possibile, anche delle nuove sfide tecnologiche”. Ma ciò non basta, dato che esistono le diseguaglianze sociali e i problemi delle contingenze economiche. Da ciò consegue che “Abbiamo necessità di una divisione di funzioni assolutamente chiara tra i compiti del sistema dei prezzi e i compiti del compromesso sociale tra le persone… Il sistema dei prezzi all’interno di questa concezione ha esclusivamente il compito di guidare il processo di produzione. Solo così rimane passabilmente garantito che venga prodotto ciò che, nella originaria armonizzazione quotidiana di tutti i consumatori, si dimostra essere, grazie alla loro disponibilità a offrire per questo il loro prezioso denaro, quel che effettivamente corrisponde più da vicino ai loro bisogni”.
Tuttavia, se non si ha un chiaro modello per gli interventi sociali, “quest’economia di mercato subisce la minaccia di diventare…  un sistema che procura i premi più alti a chi si fa largo nel modo più minuzioso possibile attraverso la giungla di leggi sociali particolari fatte con buone intenzioni e sa utilizzarle nel modo più raffinato. In sintesi, diventa una minaccia il pericolo che venga premiato, alla fine, nel modo più elevato possibile, non più l’abile pioniere, ma lo scroccone più furbo e senza scrupoli”. Pertanto “Le correzioni sociali incondizionatamente necessarie in ordine alla distribuzione dei redditi quale deriva anzitutto dal processo di produzione dovrebbero però avere possibilmente solo la forma di trasferimenti diretti di denaro, quindi di transfer chiari. … Solo così il problema della redistribuzione può essere inquadrato e rappresentato sul piano politico.
Solo così quanti ricevono un’agevolazione, quindi i malati, gli anziani e gli altri più deboli, oltre ad un reddito reale più elevato ottengono al contempo, anche come cittadini maggiorenni, la libertà di decidere essi stessi individualmente per che cosa essi vogliono utilizzare l’agevolazione. Solo così rimane loro risparmiato che la burocrazia decida ciò che dev’essere buono per i cittadini. Solo così viene effettivamente elevato il peso delle voci dei più deboli nella decisione sulle strutture della produzione.  Solo così rimane passabilmente garantito che ciò che viene molto richiesto dai più deboli, per esempio l’assistenza per i malati e la previdenza per la vecchiaia, venga realizzato il più possibile senza sprechi e venga reso accessibile”. Questo modello, come si nota, comporta che la sanità consista soprattutto nella possibilità di accedere gratis alle medicine, ai medici e agli ospedali e cliniche di propria scelta, con un buono a ciò destinato e altrettanto vale per l’istruzione, mentre anche il sistema delle pensioni dovrebbe comportare la scelta fra diverse assicurazioni.
Esso è, per altro, chiaramente utopico, date le strutture delle assicurazioni sociali. Di esso il nucleo centrale è il principio che la sicurezza sociale e il diritto all’istruzione gratuita o semi gratuita non siano gestiti da una burocrazia pubblica, senza libertà di scelta del singolo. E quindi la tesi di Müller Armack per la sanità implica che in gran parte il governo regionale debba avvalersi di strutture private convenzionate e che il cittadino qualsiasi possa scegliersi il servizio di ciascuna di queste strutture nella sua Regione o in ogni altra Regione, che possa avvalersi di un buono scuola per la scelta della scuola a lui gradita e che, accanto alla previdenza obbligatoria pubblica, possa scegliere una previdenza integrativa a sua scelta che ha identici benefici fiscali.
5.In un altro saggio, Müller Armack richiama gli 11 punti che egli aveva prospettato nel 1947 per l’economia sociale di mercato, come base per gli ulteriori sviluppi.  Essi sono i seguenti.
1. Creazione di un ordinamento d’impresa di carattere sociale, che inquadri il prestatore d’opera come persona e come lavoratore e gli conceda un diritto di compartecipazione (Mitgestaltung) senza limitare al riguardo l’iniziativa d’impresa e la responsabilità dell’imprenditore.
2.   Attuazione di un ordine della concorrenza concepito come dovere di tipo pubblico, volto ad imprimere all’aspirazione al lavoro da parte del singolo il necessario orientamento verso il bene comune.
3.   Perseguimento di una politica antimonopolistica per combattere il possibile cattivo uso del potere nell’economia.
4.   Realizzazione di una politica occupazionale di carattere congiunturale, con lo scopo di dare al datore di lavoro, nel quadro di ciò che è possibile, la sicurezza nei confronti dei contraccolpi della crisi. Va previsto al riguardo, al di là di provvedimenti di politica creditizia e finanziaria, un programma di investimenti statali dotato di ragionevole sicurezza per quanto riguarda il bilancio.
5.   Compromesso sui redditi tipico dell’economia di mercato, per annullare irragionevoli differenze di reddito e di proprietà attraverso la tassazione e i sussidi alle famiglie, gli aiuti ai minori e gli affitti per quanti ne hanno necessità dal punto di vista sociale.
6.   Politica residenziale ed edilizia sociale.
7.   Politica sociale in riferimento alla struttura delle imprese.
8.   Previsione di un’iniziativa personale di tipo cooperativo, per esempio nell’edilizia, all’interno dell’ordine dell’economia.
9.   Potenziamento dell’assicurazione sociale.
10. Pianificazione delle città.
11.Salari minimi e assicurazione del singolo salario attraverso accordi tariffari su base libera. Egli aggiungeva: “La realizzazione di un ordine economico avrà sempre il doppio aspetto di mostrarsi aperta nei confronti di sviluppi nuovi e futuri, ma nondimeno garantire il mantenimento degli sperimentati princìpi di fondo di un ordine improntato a libertà e compromesso sociale”. E per dare al nostro ordinamento di vita il carattere di una vera e propria costituzione dell’economia sociale di mercato, richiamava, come discrimine, il pensiero di Friedrich Von Hayek nella sua opera “Die Verfassung der Freiheit”, cioè laCostituzione della libertà. E sottolineava l’importanza essenziale dell’auto responsabilità dei singoli e la necessità di riconoscere che “il nostro moderno sistema economico ha portato successi e progressi per la più ampia fetta di popolazione, per esempio l’annullamento della miseria e della fame e anche la diminuzione della dipendenza; ma ciò che faceva funzionare il tutto era il lavoro delle minoranze, a prescindere se fossero ricercatori, tecnici, professori, imprenditori, politici”.
(Tratto da “Libertas. Cattolici per la Libertà. Trimestrale di cultura politica ed economica”)
* Professore emerito di Scienze delle Finanze, “La Sapienza”, Roma



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