giovedì 20 dicembre 2012

Come al solito... Tasse Democrazia e Beghe Filosofiche

Come al solito, non riesco a star dietro a me stesso ed alla produzione volgarmente intellettuale che involontariamente esprimo e decodifico nel mio incerto incedere.
Un diverso accumulo di notizie ultimamente acquisite ha prodotto recentemente una fugace serie di miei interventi "cerebrali" che improbabilmente andrebbero raccolti in una sintesi da lasciare al libero arbitrio del sentire e percepire dei posteri, proprio perché fondamentalmente... personalmente effimeri.
Devo riconoscere, però, che alcuni argomenti, evidentemente più di atri, sollecitano la mia introspettiva analisi e riflessione.
Parlando o trattando di fattori economici si finisce, personalmente annuendo, nel solleticare dinamiche di valutazione dei rapporti sociali.
Dinamiche attraverso le quali cercare di dare un peso alle proprie e singole (conseguenti) influenze come alle improprie (perché frutto di valutazioni altrui, naturalmente) e più generali influenze comunitarie.

Allorché si tratti di tasse o di istituzioni, oggi, il cittadino minimamente "indignato" esprime la sua!
Nella speranza di essere un "primus inter pares" e mai essendo sostanzialmente conscio di esser l'ultimo tra gli ultimi, come lo stesso Cristo avrebbe auspicato... o meglio auspicherebbe tutt'ora!

Conseguenzialmente mi e vi riporto alcune elucubrazioni odierne della mia deviata mente:
- Sul concetto di tassa o presunto tale
- Sul concetto di democrazia o presunto tale

Sui concetti presunti tali ma mai energicamente e concretamente realizzati!
Tasse e democrazia dovrebbero rappresentare, sensibilmente, un rapporto tra due concetti sani di interdisciplinare e diretta "integrazione". Concetti quali Partecipazione e Collaborazione.

Nell'attualità del moderno incedere, ahimé, così non è.
In dispregio alla sostanzialità ed alla levatura concreta di queste come altre definizioni o locuzioni, tutto nella moderna società si traduce in... dissoluzione, disfacimento e disintegrazione.

In favore di chissà quale alta ricompensa o riconoscimento?
Non ci è dato sapere!
Quel che conta è la stessa dissoluzione dell'animo, fine a se stessa.

Riporto quindi di seguito, un paio di miei singoli interventi in merito a determinati articoli di cui farò mio scrupolo evidenziarne la fonte affinché sia chiaro non solo l'oggetto del contendere ma e soprattutto il soggetto, nella necessaria presa di coscienza del proprio essere, in questa come in ognuna delle realtà od epoche che siamo, saremo o fossimo stati chiamati a conoscere!

Partiamo dalla novella Tares.
La Tassa "comunale" che sostituirà quella sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani ed a cui si aggiungerà quella per il mantenimento dei servizi di pubblica utilità municipale.
Qui troverete il Link di riferimento mentre di seguito riporterò il mio commento al quale ho riservato il seguente titolo:

Muli, frane e montagne!

Ritengo che, se il problema rispetto all'attuale crisi economica fossero state solo le tasse, saremmo già un pezzo avanti.
Oltretutto, ritengo che il problema non sia la tassa.. o le tasse.. in se ma le finalità per cui vengono utilizzate, le ipocrisie con cui vengono giustificate, i mezzi con cui vengono imposte e fatte osservare.
E' fuor di dubbio che per il funzionamento di una società complessa, composta da innumerevoli individui con proprie soggettività, necessità e personalità, è opportuno anzi auspicabile la partecipazione di ognuno al bene pubblico.
Il sommo valore della condivisione e l'efficientamento dei meccanismi relazionali attraverso la collaborazione reciproca e la stessa partecipazione, dovrebbero essere dati per scontati ed assodati.
Purtroppo così non è!
Il ruolo dell'imposizione fiscale odierna e moderna è quello unico ed univoco della servitù del debito.
Inutile girarci intorno.
Le politiche di austerity sono state imposte per abbattere somme contabili artificiali.
Il primo serio punto all'ordine del giorno di ogni futuro governo, dovrebbe essere quello di una richiesta di audit internazionale, sul debito pubblico interno come su quello dell'area euro e delle economie pubbliche o private in genere.
Una seria riflessione sulle politiche monetarie. Sulla presunta e rivendicata indipendenza delle banca centrali. Quest'ultima presa a pretesto come fuorviante punto d'equilibrio tra politica, economia e società.
La denuncia della farsa dei derivati e delle cartolarizzazioni dei debiti.
La denuncia dei guadagni sulle posizioni di rendita finanziaria.
E' perfettamente inutile gridare al lupo mordendo un'altra tassa (la TARES) le cui finalità non sono certo quelle di finanziare l'illuminazione stradale urbana... magari e forse, se avanzerà qualche spicciolo!
Il drenaggio fiscale è un furto legalizzato del lavoro e della ricchezza "umana" persone (non quella materiale che dura il tempo che trova).
L'imposizione forzosa del corso monetario privato, legato ad una moneta straniera quale l'Euro, una moneta senza alcun sottostante concreto se non lo scippo delle libertà individuali e dei diritti umani universali, è un vero e proprio crimine istituzionale.
Ed ancora, a nulla serve più anche il gridarlo perché l'opinione pubblica è sorda e ferma come un mulo da soma nel bel mezzo della salita più impervia:
Non va indietro né avanti ma aspetta che frani la montagna!


Proseguiamo con il concetto di democrazia.
Così come ricavato e privato di sostanziale significato dall'anamnesi di secoli di storia umana tra filosofia, antropologia, morale, etica e politica.
Qui troverete l'ulteriore link di stimolo, grazie al quale ho sviluppato il seguente ulteriore pensiero, animato da un altrettanto enigmatico titolo:

Bulloni nel Prosecco!


Riuscire in un salto di paradigma concettuale, mi rendo conto, è un compito arduo ed insidioso.
Rimane il fatto che la realtà stessa come oggi tutti siamo portati a considerarla, ci impone dei dogmi di comprensione e visione dai quali è difficile liberarsi.
Siamo pervasi dalla necessità e dalla giustificazione del "voto elettorale" per trarre le nostre conclusioni sulle capacità o sugli opportunismi del sistema politico ma difficilmente prendiamo in esame uno di quei pochi elementi essenziali che fortunatamente, almeno, l'autore dell'articolo in link riportato è stato in grado di citare (citando a sua volta il buon Gaber): "La partecipazione".
La partecipazione non può esaurirsi in un voto.
E' un concetto che pervade, ns malgrado, l'intero percorso della ns vita.
Volenti o nolenti siamo partecipi di qualcosa.
Sta a noi decidere se esserne parte attiva o passiva.
Detto questo, auspico un progetto federativo di comunità.
No secessionista, no refrattario, no antagonista, no nazionalista o assolutista o "ista" a prescindere e quindi non elitario.
Proprio perché mancherebbe la Partecipazione propedeutica alla Condivisione, esercitata attraverso la Collaborazione!
La federazione di comunità consentirebbe a soggetti collettivi "territoriali" di poter sviluppare le loro peculiarità in un ottica di collaborazione con l'altro, attraverso il confronto con altre comunità limitrofe e.o affini e.o lontane e.o dissimili esse possano essere.
Al contempo consentirebbe la Partecipazione e la Responsabilizzazione degli individui, elementi cardine della stessa comunità!
Una Repubblica Federale basata su di una Camera Alta Territoriale ed un Camera Bassa rappresentativa della Comunità Nazionale. In cui le istanze delle due camere siano funzionali al principio non di delega e vuota rappresentanza ma al sacrosanto principio di tutela del confronto (tra diverse comunità) e concreta rappresentanza delle comunità stesse all'interno di un complesso istituzionale e sociale più ampio (visto che al mondo non viviamo tutti ed ognuno su di un isola deserta!).
La democrazia avrà pure assunto connotazioni di opportunistica interpretazione, aggiornata dalle oligarchie al potere, ciò non toglie che le parole come i termini linguistici e le teorie filosofiche, rimangono dei semplici mezzi di comunicazione della comprensione della realtà da parte dell'uomo.
Una realtà che, in ultimo, dipende dall'uomo stesso e non dai termini o dalle filosofie.
Se per primo l'uomo è marcio allora marciranno tutti i suoi progetti.
Se per primo l'uomo è predatore allora la democrazia sarà un altro strumento con cui assoggettare il prossimo.
Il salto di paradigma giace pertanto in questo assioma, tra uomo e mezzo:

- più è virtuoso il primo e più efficace sarà il secondo;
- più è gretto il primo e più disastroso sarà il secondo.

Parafrasando il Marchionne magistralmente interpretato da Crozza, non pretendo che nessuno sia d'accordo con quello che scrivo. Al tempo stesso denuncio il Landini della Fiom che continua a farmi gli scherzi mettendo i bulloni nel mio prosecchino!

Ed infine
Un saluto,
Elmoamf

Nessun commento:

Posta un commento