mercoledì 24 aprile 2013

Inchiesta sulla miseria


La libertà è esaltata dai ladroni.
La sincerità dai falsi.
Il diritto dai spergiuri.
La verità dai mendaci.
L'unica esaltazione di cui andar fieri è la miseria
(Elmoamf)

L ’inchiesta parlamentare sulla miseria del 1953


"Il Parlamento deve acquisire la conoscenza delle condizioni di miseria del popolo italiano e dei mezzi per vincerle definitivamente con una sua diretta indagine, condotta rapidamente all'infuori di quei limiti, di quelle preoccupazioni, di quell' amor proprio di ufficio che impacciano l'azione del potere esecutivo e dei funzionari, anche quando siano animati dai propositi della maggiore obiettività": con queste parole il 28 settembre 1951 i deputati Vigorelli, Cornia, Tremelloni, Saragat, Zagari, Chiaramello e Bellinardi depositavano alla Camera la proposta per un'indagine parlamentare sulla miseria del popolo italiano e sui modi per combatterla.
Arretrata economicamente e messa in ginocchio dalla guerra, l'Italia attraversava un periodo di crisi politica e sociale: molte industrie divennero improvvisamente inattive, a causa della svalutazione della lira si verificò un conseguente rincaro del costo della vita e a livello popolare si diffuse un grave disagio che portò alla formazione di nuovi partiti e alla trasformazione di quelli già esistenti. In questo contesto si sentì l'esigenza di avere un quadro completo delle condizioni di vita degli oltre tre milioni di italiani poveri al fine di attuare le riforme adatte a risolvere i problemi che affliggevano questa parte della società. In particolare vi era l'urgenza di una riforma assistenziale perchè innumerevoli erano gli enti di sostegno pubblici e privati scoordinati e del tutto inadeguati a rispondere ai bisogni delle numerose categorie di indigenti, inoltre l'inefficienza di tali enti causava un inutile spreco di risorse pubbliche che doveva essere eliminato.
Il lungo dibattito sulla riforma assistenziale tenuto alla Camera nel dopoguerra, portò all'istituzione di una Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla miseria composta da 21 deputati di tutti gli schieramenti, tra questi figuravano Ezio Vigorelli, Presidente dell'Associazione nazionale enti di assistenza (Anea) , e Lodovico Montini cui vennero affidati rispettivamente i ruoli di Presidente e Vicepresidente della Commissione. Lo scopo dell'inchiesta, deliberata dalla Camera il 12 ottobre 1951, era studiare il fenomeno della miseria per individuare le cause che la producono e proporre al Parlamento provvedimenti concreti per eliminarla. Con quest'indagine ci si proponeva altresì di indagare il sistema assistenziale e quello previdenziale per capire se erano ancora idonei a svolgere le loro funzioni. Ci si voleva inoltre soffermare su quali disposizioni legislative dovevano essere abolite, perchè non più rispondenti ai bisogni per cui erano state create, e quali introdurre per modernizzare la politica sociale nel rispetto della Carta Costituzionale.
Un progetto ambizioso dunque, ma anche necessario visto l’alto livello di diffusione della miseria. Un'inchiesta di cui lo stesso De Gasperi, allora Presidente del Consiglio, riconobbe l'importanza e che merita di essere ricordata e valorizzata perchè in Italia senza autorevoli precedenti. Nel nostro Paese infatti, al contrario di quanto accadeva in America e Gran Bretagna dove l'approvazione di ogni legge era preceduta da inchieste svolte da parlamentari competenti, il metodo dell'inchiesta parlamentare non era, e non lo sarebbe stato mai, ritenuto indispensabile in quanto le indagini svolte prima della guerra non avevano raccolto dati particolarmente innovativi e tali da trarre utili conclusioni, cosa che fece invece quest’inchiesta.
Come e quali dati raccolse la Commissione d'inchiesta sulla miseria? E a quali conclusioni giunse? Prima di rispondere a queste domande è utile soffermarsi sulle non poche difficoltà che la Commissione incontrò nello svolgimento del suo lavoro. Essa fu nominata otto mesi dopo l'approvazione dell'inchiesta, in un momento politico delicato quale la fine della I legislatura in cui i deputati erano distratti dagli impegni che essa comporta: campagna elettorale, disputa sullo scioglimento della Camera, oltre il periodo feriale del 1952. Le fu inoltre concesso poco meno di un anno per indagare il complesso fenomeno della miseria, difficile da studiare anche a causa delle enormi differenze economiche, sociali ed ambientali che esistevano tra le regioni del nostro Paese. Nonostante le oggettive difficoltà l'indagine fu portata a termine e riuscì a sopperire alla scarsità di dati disponibili sulla povertà in Italia. Per la prima volta questo fenomeno fu misurato scientificamente attraverso indagini statistiche svolte in collaborazione con l'Istat, tale misurazione diede grande valore all'inchiesta e dimostrò che in campo sociologico e statistico erano stati fatti notevoli progressi.
Le indagini statistiche rilevarono il tenore di vita della popolazione attraverso aspetti quali l'abitazione, l'alimentazione e l'abbigliamento ed evidenziarono che migliaia di persone vivevano in condizioni disumane: c'era chi divideva il proprio alloggio con gli animali, chi viveva in grotte, soffitte o cantine, i più fortunati convivevano in una sola stanza con più di quattro persone. Scrive Vigorelli nella relazione generale dell'inchiesta: " 870 mila famiglie non consumano né carne, né vino, né zucchero; oltre un milione di famiglie consumano quantità minime di zucchero e vino e niente carne; più di 3 milioni e 200 mila famiglie non raggiungono un tenore alimentare discreto e 590 mila famiglie dispongono in media di calzature miserrime o misere" (Atti, vol II, p.61) .
Dov'era per queste persone il supporto dello Stato? C’era, ma era inefficiente. E' per questo motivo che Vigorelli e colleghi sostennero con fervore che bisognava trasformare il settore assistenziale "in un vero e proprio sistema di sicurezza sociale" (vol II, p.13) ed è su questo aspetto che concentrarono le loro proposte legislative.
Sfogliando le oltre 2000 pagine dei 14 volumi che formano gli Atti dell’inchiesta in cui la Commissione ha raccolto i risultati del suo lavoro, è possibile avere una fotografia dei problemi sociali dell'epoca.
Il I volume, frutto della penna del Presidente Vigorelli, contiene un relazione generale sull'inchiesta: spiega come, da chi e quando è stata svolta, gli aspetti considerati, le conclusioni a cui si è giunti e le proposte di soluzione. La Commissione ha diviso l'oggetto di studio in quattro settori: "assistibili, legislazione, organi ed enti, mezzi finanziari" (vol II, p.13) e su questi ha compiuto le indagini tecniche riportate nei volumi II, III, IV, e V.
In particolare nel II volume si trova risposta alle tre domande che hanno dato vita all'inchiesta: "Qual è lo stato attuale della miseria?", "Quali sono le condizioni di vita delle classi povere?", "Quanta e quale parte della popolazione ha diritto all'intervento riparatore dello Stato ai sensi dell'art. 38 della Costituzione e per quali cause e in quali condizioni?" (vol II, p.13).
Il III volume ricostruisce il labirinto della legislazione assistenziale italiana sottolineando le lacune delle forme di assistenza previste dalla legge.
Nel IV volume, invece, vi è la relazione sulle indagini svolte dalla Commissione, in collaborazione con l'Anea e l'Istat, sulle principali attività di assistenza pubblica: l' attività degli ECA (Enti Comunali di assistenza), dei Patronati scolastici, dei Consorzi provinciali antitubercolari. Il fine era capire i metodi ed i criteri di assistenza da essi utilizzati.
Nella relazione sui mezzi finanziari statali utilizzati per l'assistenza si evidenziava che la spesa pubblica per fini assistenziali era in costante aumento ma ciò non si traduceva in un miglioramento delle prestazioni fornite ai bisognosi. E' questo l'argomento del V volume degli Atti.
La lettura del VI e del VII volume è molto interessante perchè vengono messi in luce i diversi aspetti della miseria di grandi città come Napoli, Roma e Milano e di alcune "zone depresse" quali la Sicilia e la Calabria. A pagina 143 del VI volume si legge: " La conoscenza di un fenomeno come quello della povertà e della miseria che, prescindendo da ogni considerazione di ordine economico, è pur sempre un fenomeno umano, non avrebbe mai potuto ritenersi sufficientemente attinta se non completata da personali contatti con il mondo dei poveri e dei miseri". Per questo i membri della Commissione, divisi in delegazioni, hanno condotto personalmente le inchieste nelle zone scelte come campione, e spesso hanno acquisito notizie dai bisognosi stessi. Non si può capire il fenomeno della miseria se non ci si è mai avvicinati ai poveri, se non si sa come essi mangiano o dormono, se non se ne conoscono le aspirazioni, le sofferenze e le reazioni verso il mondo.(Vol VI)
Il quadro conoscitivo della miseria è stato poi completato con studi monografici raccolti nei volumi VIII, IX, X, XI e XII. Le monografie, scritte da esperti dell'epoca, affrontano particolari aspetti economici, giuridici e psicologici della miseria come la sottoretribuzione, il rapporto tra prostituzione e miseria, il problema della delinquenza minorile e delle sue componenti economiche o il ruolo dell’assistenza sanitaria agli indigenti nella legislazione italiana.
Il penultimo volume degli Atti della Commissione, il XIII, ospita un censimento degli enti di assistenza pubblica e privata, tra questi compaiono anche gli enti sottoposti all'autorità ecclesiastica e quelli privi di riconoscimento giuridico.
Infine, nell' ultimo volume, sono conservati i risultati dell'indagine sperimentale sulla civiltà contadina svolta dall' on. Gaetano Ambrico. Lo scopo era conoscere le condizioni demografiche, sociali ed economiche di un comune agricolo arretrato economicamente per poi estendere i risultati dell'indagine ai comuni con condizioni simili. Per l'inchiesta fu scelto un comune della Basilicata, Grassano : " un paese povero con una popolazione povera" (vol XIV, p. XXVII).
Questi volumi, anche se conosciuti quasi esclusivamente da studiosi ed esperti, costituiscono uno dei documenti più importanti della storia italiana. Purtroppo il lungo e duro lavoro della Commissione non portò a concrete riforme sociali, ciò nonostante le proposte di soluzione avanzate e la speranza dei deputati che l'inchiesta si distinguesse " da altre simili iniziative del Parlamento italiano nell'epoca prefascista" (vol I, p.17), le quali non avevano mai avuto sbocchi politici.
Vigorelli, poco tempo dopo la fine dei lavori, propose l'istituzione di una nuova Commissione che avrebbe dovuto indagare la povertà sulla base dei risultati raggiunti dalla precedente inchiesta: il fine era giungere all'attuazione di riforme utili. Il progetto di Vigorelli non fu mai approvato ma restano attuali le sue parole: "L'ordine e la pace sociale sono strettamente legati alla eliminazione della miseria; la ricchezza di taluni offende la triste vicenda dei bisogni materiali e delle umiliazioni dei molti, a tal punto che l'esistenza e l'affermazione della democrazia sono condizionate dallo sforzo di elevamento degli indigenti e dalla eguaglianza sociale di tutti i cittadini dinanzi al diritto ad una vita umana dignitosa" ( vol I, p.215).

Di seguito si riportano la struttura dell’opera ed alcuni estratti degli Atti della Commissione tratti dai volumi I, II e VI. Nel primo estratto si evidenzia come è stata svolta l’indagine e quali criteri sono stati utilizzati. In seguito vi sono alcune tabelle che riassumono le condizioni di vita delle classi povere. Si propongono infine al lettore aspetti particolari della miseria a Napoli e Roma, le conclusioni dell’inchiesta e le proposte di soluzione avanzate dalla commissione.



dott.ssa Vincenza Simonte

Liberamente tratto da:

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