mercoledì 26 settembre 2012

La patina hollywoodiana sui concetti affettivi e familiari

Mi sento in vena di riproporre qui un mio commento trascritto e lasciato sul sito di mia "commentitudine" tradizionale. D'altronde non è stato questo uno dei motivi per cui il presente ed anomalo Blog è nato e continua suo malgrado a perpetuarsi?
Il commento...l'opinione... gran cosa nei meandri del viver quotidiano, alienante e disarmante!
Lasciati a se stessi ed in balia dell'onda anomala che tutto...spolvererà via: improvvidamente...improvvisamente ci animiamo!
L'anima d'altronde è il ns spettro e la ns nemesi, da perfetti interpreti di ruoli a noi personalmente non conformi e maldestramente cuciti addosso!

L'articolo è tratto come di consueto da http://www.stampalibera.com/ e porta il seguente titolo:
Un articolo di Marco Cedolin di cui la fonte (non me ne vorrà l'autore originario) mi è ora difficoltosa la ricerca o la ripresa. Son certo però della Sua comprensione come sarò certo della Sua approvazione (!?!)
Qui di seguito, di conseguenza, l'articolato effluvio...partendo da un immagine per me alquanto esplicativa:


"....I dati contenuti all’interno del nuovo rapporto del Censis rappresentano lo spunto, come già accaduto in passato, affinché tanta buona stampa possa trastullarsi nel denigrare gli italiani “bamboccioni”, troppo legati alla famiglia, non sufficientemente globalisti e ancora scarsamente appiattiti sul modello americanoche, a detta loro, rappresenterebbe il perfetto esempio di una società matura, efficente ed impermeabile a qualsiasi tipo di sentimentalismo.
Stando alle cifre fornite dal Censis un terzo degli italiani abita con mamma e papà, oltre il 40% vive all’interno di un raggio di mezz’ora di camminata dalla casa dei genitori, raggio all’interno del quale il 54% degli italiani ha anche i propri parenti stretti. E questo non vale solamente per i giovanissimi, bensì anche per gli adulti. Come se non bastasse oltre 7 milioni di italiani portano al lavoro il pranzo preparato in casa. Passano mediamente circa un’ora al giorno davanti ai fornelli, facendo si che la preparazione dei pasti assorba mediamente per una donna 21 giorni “lavorativi” l’anno. Circa 21 milioni d’italiani preparano in casa alimenti come yogurt, pane, gelato o conserve e di questi la metà lo fa regolarmente…..

Circa l’85% degli italiani continua a fare la spesa alimentare sotto casa, nei piccoli antieconomici negozi di quartiere e la maggior parte delle persone fanno i propri acquisti all’interno di un’area di una ventina di minuti di camminata dalla propria abitazione. Le mamme che lasciano il lavoro a causa della nascita di un figlio sono aumentate dal 2% all’8,7% e circa il 36% delle donne in età feconda si dedica alla propria famiglia risultando perciò inattiva.

In pratica gli italiani stentano ad uniformarsi al modello della globalizzazione che pretende l’eutanasia di ogni identità, famiglia, comunità, nazione e faticano non poco a rompere tutti i legami con le tradizioni, diventando parte integrante di una società che li vorrebbe sempre più individui atomizzati senza lacci o lacciuoli di sorta. Anzi in alcuni casi, invece di procedere sulla strada del “nirvana”, sembrano perfino tornare sui propri passi, mostrando nostalgia di quel passato che nel modello progressista equivale ad una iattura dalla quale allontanarsi al più presto.

Molti degli atteggiamenti stigmatizzati attraverso le cifre offerte dal Censis possono venire direttamente ricondotti alla crisi economica che strangola il paese e perfino i giornalacci mainstream non possono evitare di metterlo in evidenza. Dal momento che la maggior parte dei giovani è senza lavoro o lavora percependo salari ridicoli (buoni forse per l’aperitivo e le sigarette) sarebbe impensabile che costoro carezzassero l’idea di lasciare la famiglia e costruirsi una vita indipendente. Se la maggior parte delle famiglie non riesce ad arrivare a fine mese pur lavorando è naturale che l’imperativo sia quello vivere nelle vicinanze dei genitori/nonni che molto spesso rappresentano l’unica ancora di salvezza per la gestione della prole. Se il conto in banca è perennemente in rosso non può stupire il fatto che una persona si porti al lavoro il cibo cucinato in casa, anziché spendere una ventina di euro per pranzare al baretto accanto all’ufficio e così via discorrendo.

Molti altri invece sembrano essere rappresentativi di una certa idiosincrasia degli italiani nei confronti dell’appiattimento su una cultura di derivazione a stelle e strisce che di fatto non appartiene loro e della scarsa propensione a tagliare ogni radice culturale che fa parte del proprio dna.

Ma leggendo il tenore delle riflessioni portate dagli imbrattacarte sui fogli del mainstream non si può evitare di porsi una domanda. Crisi economica a parte sono davvero così drammatici e deprecabili gli atteggiamenti stigmatizzati attraverso i dati del Censis? Davvero la “non famiglia” per costruire la quale stanno lavorando da decenni i mentori del progresso, con tutti i famigliari che vivono a centinaia di km l’uno dall’altro e magari si ritrovano una volta l’anno davanti al tacchino del ringraziamento, con 10 soli minuti al giorno passati davanti al forno microonde, con le alette di pollo mangiate in ufficio dentro al cartoncino (ma non portate da casa), con la spesa fatta ogni due settimane (magari con l’ausilio dei coupons) nell’ipermercato a 2 ore di auto da casa e con le mamme che mai si sognerebbero di “sprecare” ore di lavoro per stare insieme ai propri figli, sarebbe una famiglia migliore?...!

E' qui che intervengo con il mio solito e spocchioso commento che con sommo piacere ripropongo, naturalmente partendo dalla seguente immagine:



"La cinematografia Hollywoodiana in questo è maestra! Tempo fa ho avuto modo di apprezzare con curiosità uno delle tante quanto interessanti pellicole di G.Clooney.
Premetto, come già asserito in passato, di non essere un estimatore né tanto meno un denigratore della TV (ripetendo costantemente il mantra del mezzo: “il mezzo è freddo! E’ l’utilizzo del mezzo che va messo in discussione”).
In tale pellicola l’affascinante George pontificava con il suo personaggio… una vita edificata “sulle nuvole”. Libera da legami e responsabilità affettive. Una vita racchiusa in una 24 ore stile trolley. Nella vana ricerca della felicità, l’anonimo George (per la famiglia) ed il celeberrimo George per le Compagnie Aeree…tagliatore di teste in un economia globalizzata in crisi di liquidità e valori umani…scopre il suo amaro destino: la solitudine!
Le pellicole anglo-americane ed occidentali in genere ci mostrano sovente giovani privi di una reale famiglia. Circondati da altri giovani in un mondo precocemente adulto. Un mondo privo di riferimenti affettivi effettivi… in cui il buonismo edulcora ogni difficoltà o controversia relazionale. Un mondo in cui è normale esser soli ma in cui allo stesso tempo e modo si anelano relazioni affettive. Queste ultime basate quasi esclusivamente sul sentimentalismo, idealizzato e disegnato come in una novella di Rosamunde Pilcher, o meglio…pardon…calato in un lungometraggio alla Nora Ephron o più ancora in una sit-com alla Friends. Con le eterne (forse ex) fidanzate d’America: Meg Ryan e Jennifer Aniston, a far da sfondo in una società filtrata dal multicolore sfumato delle telecamere e dalle scenografiche atmosfere che si sostituiscono alla sostanza crudele della realtà.
Questo è il format della famiglia o più precisamente degli affetti (di ogni tipo…dagli amicali, agli affini, ai familiari) che ci si è accinti e prodigati a trasmettere mediaticamente…
Il male non giace però, a mio avviso, nella propaganda ma nell’assuefazione.
Ognuno dovrebbe essere responsabile ed artefice della propria autonomia ed emancipazione.
E non si può puntare il dito contro il sistema se per primi non si è in grado di rendercene indipendenti.
E di esempi di assuefazione ognuno di noi sarebbe in grado di esprimerne a centinaia…di migliaia!
Come ho avuto modo di asserire anche in passato: l’ignoranza è una brutta bestia ma ci pregiamo di esserne vittime/protagonisti consapevoli!"

E con questo mi congedo.
Un saluto piacevole,
Elmoamf

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