Partirò e finirò, come giusta origine e genesi di tal "Blog", da un commento personale.
Un commento ispirato - in parte da considerazioni precedentemente maturate, in parte da considerazioni successivamente sviluppate rispetto a temi di più generale osservazione - da un articolo pubblicato in altro loco di cui, per completezza d'informazione e comprensione univoca, citerò alcune parti e riporterò la fonte (al fine legittimo di una consistenza, fondatezza quanto ragionevolezza dell'analisi come del dovuto riconoscimento di paternità).
L'articolo in questione pone, come di consueto in questo scorcio di realtà epocale - altrettanto probabilmente nello scorcio delle realtà che umilmente ci hanno precedute - un'impronta predefinita e pre-impostata sull'accettazione del "debito" come requisito imprescindibile nella concezione della realtà da parte delle umani genti.
Un individuo in cui l'unico parametro di riferimento, nel proprio inequivocabile ed insindacabile sviluppo sensitivo, materiale ed "umano" ... sia il "debito" o per altri versi la "colpa" ... non sarà mai in grado di emancipare se stesso o "liberamente interpretare" ed infine "comprendere" (..anche a fronte di un profondo e sofferto sforzo di "consapevolezza" tale da tentar di trascendere la sua stessa presunta razionalità superando l'altrui e.o diversamente prescritta realtà) la sua "natura" ... se non in termini di "assimilazione", "assuefazione", "coercizione" al volere altrui e funzionalmente e.o concettualmente altrui imposto e circoscritto.
Il concetto di colpa come il concetto di debito (in tal senso) diviene più che mai centrale nella dibattito sul proprio ruolo all'interno della comunità sociale.
Se per primi estraniamo la ns volontà in sudditanza o rassegnazione alla volontà "esternamente" percepita... a nulla varranno i ns sforzi se non ad una sterile accondiscendenza!
Il lamentarsi fine a se stesso non ha mai portato o condotto ad alcuna concreta e fattibile conclusione o direzione.
Sterile è il lamento di colui che invoca, per mezzo d'altri, la propria indipendenza, la propria autonomia, il proprio riscatto umano e la propria dignità di persona.
Solo attraverso una sana riappropriazione di se stessi e della realtà che ci circonda, senza fronzoli o circostante "opportune", saremo in grado di far fronte alla ns ... al momento ... totale, inconsistente e sperduta quanto naufragante... "Esistenza".
Riporto, pertanto, di seguito un estratto dell'articolo (musa ispiratrice) che ha dato origine a tal scritto, tratto dal sito Wallstreetitalia e dal seguente titolo:
"...Le politiche anti recessione messe in atto dalle autorità europee stanno funzionando, ma lentamente e la fase di adattamento è molto complicata e dura. Per scongiurare il pericolo di contagio dell'area core, la Bce dovrebbe avviare il suo programma OMT di acquisto di titoli di stato dei paesi più fragili. Ha promesso di farlo, ora deve passare ai fatti. Anche perché l'Europa rischia un periodo prolungato di stagnazione.
Lo ha detto il consigliere economico del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard.
"E' importante fare una distinzione tra area core e periferica: i paesi più in difficoltà hanno aggiustamenti molto importanti da fare. Sanno che devono diventare più competitivi. Hanno un deficit fiscale ampio che va eliminato. E sara' complicato, dal momento che questi paesi registrano una crescita negativa. La speranza e' che vi sia una crescita positiva più avanti, ma non e' sicuro..."
(Fonte Wallstreetitalia)
Di seguito, viceversa, il mio personale commento:
...
Vorrei partire da un assunto e da una scissione di termini.
L'assunto giace nella questione "culturale". In parte interna allo Stivale in parte comune al pensiero globale moderno.
La scissione dei termini punta, invece, ad individuare e ben distinguere da un lato: le misure "ipoteticamente" necessarie per ricostruire l'assunto su basi più costruttive. Dall'altro le convenienze nell'adozione di eventuali strumenti e ritocchi che facciano solo il gioco di una parte (quella che al momento risulterà "dominante" ovviamente).
Stringatamente, pongo un esempio: il ginepraio delle normative fiscali come il ginepraio delle normative in genere. In termini populistici: la nostrana burocrazia!
In Italia viviamo il paradosso di esser soggetti contemporaneamente a più norme in "contraddizione" tra loro ed al tempo stesso dover esser in grado di capire, comprendere, giustificare e dimostrare di non ricadere in un caso "normativo" o piuttosto di esser vittime od artefici di casi dai quali ci si aspetta o si presume o si spera una diversa e più legittima interpretazione della norma.
Siamo il paese della Dottrina e della Giurisprudenza in senso allargato... ossia a Dismisura!
Una razionalizzazione nei termini e negli obiettivi originari della certezza del diritto risulterebbe quantomeno "sacrosanta".
Questo proprio per affermare, in termini d'imposizione fiscale e contributiva, che manovre di alleggerimento del "carico" impositivo potrebbero essere individuate a partire, appunto, da uno snellimento ed una coerenza "normativa". A partire, ancora e con più vigore, da una "imposizione" mirata, che individui aree e "comunità" (sociali e.o imprenditoriali) sulle quali agire "espansivamente" o "restrittivamente".
Qui torniamo sul terreno culturale.
Se la cultura dominante è quella del "malaffare" (termine altrettanto populista) non faremo mai grandi passi avanti.
Diversamente, se la cultura vien ribaltata e riproposta in termini di assunzione diretta di responsabilità:
Nella gestione della cosa pubblica come di quella privata!
Nel necessario esame di coscienza sul proprio ruolo e comportamento rispetto al divenire sociale o meno!
Nella presa stessa di coscienza del proprio ruolo decisivo di decisore "involontario" sulla propria come sull'altrui vita!
Nella riappropriazione, quindi, sostanziale del proprio ruolo attivo all'interno di una comunità che non deleghi in bianco le proprie decisioni per poi sterilmente lamentarsi dell'operato altrui...
...
Allora potremo magari affrontare la questione degli intrecci d'interessi e, pertanto, il lobbysmo, il corporativismo, le rendite di posizione... da ben altra posizione.
Per il momento ci ritroviamo, diversamente ed evidentemente, ad affrontare mere questioni d'opportunismo.
Equamente suddivise tra chi "detiene" determinati privilegi e.o concessioni e.o benefici ed istintivamente (direi anche inevitabilmente ed umanamente) farà di tutto per difenderli e chi, rispetto a quei presunti "diritti", non intende sostituire "virtù", bensì rimpiazzare o, più volgarmente e mediocremente, sostituire una medesima "pochezza d'animo" con una pochezza diversamente ma parimenti eguale.
Questo il mio umile e di consueto prolisso...parere.
...
Ho espresso tali considerazioni in riferimento ad un preciso intervento di altro interlocutore ma, in termini di approccio alla realtà che oggi ci circonda, le stesse rimangono sempre (a mio personale intendimento) un utile ed efficace parametro di analisi e.o confronto sulle diverse problematiche socio-culturali-politiche-economiche attuali, fatte più di fumo e arrosto bruciato che di forma o sostanza coerente!
Un caro saluto a tutti,
Elmoamf
Un caro saluto a tutti,
Elmoamf
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